Un Pd tutto da rifare. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha ribadito il concetto il giorno dopo l’assemblea del partito. E non ha escluso la candidatura al congresso per sfidare Matteo Renzi, a patto che questa mossa eviti la scissione. “Ora si aprirà un giochino per scaricare le responsabilità ma le abbiamo tutti. La scissione è sbagliata e aiuterebbe la destra”, ha scpiegato il Guardasigilli. “Non ho capito esattamente qual è il problema in questo momento, non è un problema di dilazione di tempi”, ha aggiunto in merito alle frizioni interne
Quindi Orlando ha ribadito: “In queste ore non serve mettere altri candidati in pista. Se fossi sicuro che la mia candidatura impedisce la scissione sarei già candidato”. Ma il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha chiarito: “Io non voglio stare nel partito di Renzi. Voglio lavorare per ricostruire un punto di riferimento della sinistra. Ho già detto che non voglio avere l’esclusiva della sinistra, ma ci sono modi diversi di interpretarla”. E ha accusato Renzi per lo scarso dialogo: “Siamo dispiaciuti perché potevamo stare insieme, ma ci è stato detto che non è possibile.
Orlando, invece, ha cercato di riportare la questione su un altro binario. Bacchettando l’eccessiva personalizzazione del confronto: “Abbiamo troppo concentrato la nostra attenzione sulle persone. Se le forze politiche stanno insieme solo sui leader alla prima curva rischiano di ribaltarsi. Noi dobbiamo ragionare su come posizioniamo il Pd dopo la sconfitta di dicembre. Altrimenti non ci capisce nessuno”. Infine il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, ha lasciato aperto uno spiraglio: “Martedì in direzione abbiamo l’ultima possibilità di salvare il Pd. Renzi non butti via tutto, faccia un gesto di umiltà, tolga anche lui ogni alibi per una scissione che farebbe male solo alla comunità democratica”.