Matteo Renzi ha annunciato un nuova fase nel Pd. “Si è chiuso un ciclo”, ha detto alla direzione del partito. Elencando i suoi successi, citando il risultato alle Europee. Così ha dato il via alla fase di congresso “con le stesse regole dell’altra volta”, ha puntualizzato per evitare polemiche sulle modalità del confronto. E ha aperto la sfida a tutti: “Venite, vi aspettiamo con le idee non per le tessere”. Sulle elezioni anticipate, però, non si è esposto: “Non spetta a me decidere. Quello che deve essere chiaro è che il congresso non decide la data del voto”. Una posizione contestata da Pier Luigi Bersani, che nel suo intervento ha chiarito: “Prima di tutto il Paese. Quindi la prima cosa che dobbiamo dire è quando si vota. Non possiamo o mettiamo l’Italia nei guai. Propongo che diciamo il 2018, e garantiamo davanti all’Europa, i mercati, gli italiani, la conclusione ordinaria della legislatura”.
Ma il Governo è stato in parte bacchettato all’inizio della direzione: Renzi ha caricato a testa bassa l’attuale fase di stallo, anche se la sua intenzione era quella di scagliarsi contro la minoranza dem. “Dal giorno dopo il referendum, la politica italiana ha messo le lancette indietro. Il Pd ha ricominciato con discussioni interne molto dure e autoreferenziali. La domanda è diventata: quanto dura la legislatura?”, ha detto Renzi all’inizio del suo intervento. Quasi dimenticando che alla guida del Paese c’è un Governo a trazione dem.
“Lo avevamo detto che il rischio del referendum era questo. Diamoci una regolata insieme: non è normale che tutto venga messo in discussione in questo momento. Io ho fatto l’analisi della sconfitta: non sono più a Palazzo Chigi. Ma ora vorrei evitare la personalizzazione del post referendum, c’è un dato di fatto: è scomparso il futuro dalla narrazione politica italiana. Vi invito a guardare fuori dal nostro orizzonte: il presidente cinese Xi Jingping apre al libero mercato e il presidente statunitense Donald Trump dà il via al protezionismo”, ha aggiunto l’ex premier.
Non è mancato l’affondo all’Unione europea, diventata la grande nemica di Renzi: “L’Europa è ferma, anzi è in folle. Ma nel 2017 c’è una scadenza importante: capire cosa ha prodotto il fiscal compact. È una battaglia contro l’austerità. “Io non voglio violare le regole europee, io se possibile voglio cambiare le regole europee. L’Europa non può essere sempre la maestrina”. Da qui è partito l’attacco alla sinistra dem: “Di fronte a questi temi, si parla di scissione sul calendario del congresso”. Infine il segretario ha lanciato l’appello a scongiurare la rottura: “Io non voglio la scissione. Alla minoranza dico che i nostri avversari non sono qua nel Pd”. Poi ha messo in risalto: “Non si può dire sempre no. Bisogna sporcarsi le mani e fare delle proposte”. Alla fine ha annunciato il congresso: “Chi non vince, dia una mano a chi vince. Non scappi via con il pallone, lasciando solo chi vince le primarie”.