Le motivazioni sull’Italicum della Consulta sono arrivate. Ma nel Centrodestra ancora un punto di convergenza tra le varie anime non si vede all’orizzonte. Le posizioni in campo sono le più disparate. A un Matteo Salviniche punta per esempio al voto subito, indipendentemente dalla legge elettorale, fa da contraltare un Silvio Berlusconi che tende a temporeggiare. Nell’orizzonte del leader azzurro, infatti, c’è sempre lo spiraglio del pronunciamento della Corte di Strasburgo che potrebbe deciderne l’eventuale candidadibilità. Nei suoi desiderata, comunque, l’optimum sarebbe partire da una base proporzionale. Il premio di coalizione, infatti, costringerebbe tutte le forze di centrodestra a pesarsi. Un discorso che invece Raffaele Fitto, che ha da poco fondato il movimento Direzione Italia, respinge del tutto.
“Serve una legge elettorale ‘decidente’ – ha detto a La Notizia – E per noi significa una legge maggioritaria. In quest’ottica, dunque, il Mattarellum può essere una buona base di partenza per poter avere un sistema di coalizioni compatte che si presentano agli elettori. Perché a loro, e solo a loro, va lasciata la possibilità di scegliere. Ecco la ragione principale per cui siamo contrari al proporzionale”. Senza contare che un sistema proporzionale finirebbe col rendere inutili anche le primarie. Le regole sulle quali da tempo insistono Giorgia Meloni, Salvini e lo stesso Fitto. Per il vicepresidente del gruppo Conservatori e riformisti europei, infatti “un accordo nel centrodestra può essere costruito solo tra coloro che condividono, tra le altre cose, la necessità di regole democratiche di selezione della classe dirigente”. In linea di principio, tutti e tre gli esponenti di centrodestra almeno sulle primarie sono d’accordo. Il problema a livello programmatico però rimane: le differenze sull’euro, su Trump e sull’Europa sono tante. Basti pensare, ad esempio, all’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo a cui, per esempio, Fitto, al contrario del leader del Carroccio, ha contribuito. Un non problema, a sentire l’europarlamentare salentino: “A maggior ragione sono indispensabili le primarie – ha spiegato al nostro giornale – perché, ancor prima e ancor più della scelta del candidato che guiderà la coalizione di centrodestra, sarebbero l’occasione per discutere su come stare insieme e su come fare sintesi”. Quindi quella di un listone con Fratelli d’Italia e Lega è più che un’ipotesi? “Non ragiono con i se e con i ma. Parlare di liste è prematuro. Prima bisogna dare al Paese una legge elettorale”. Peccato che proprio sul sistema di voto il discorso non sia mai andato al di là delle dichiarazioni d’intenti. Per stessa ammissione di Fitto: “Non c’era bisogno di aspettare le motivazioni della Consulta per sedersi intorno a un tavolo”. Prima di augurarsi che si possa passare presto “dalle parole ai fatti”.
Solo parole – Ed è proprio questo il problema, come ha confermato lo stesso ex presidente della Puglia: “Bisogna passare dalle parole ai fatti. Noi ci siamo e vogliamo un centrodestra unito”. Coinvolgendo anche Alfano e Verdini? “No. Chi governa o ha governato con la sinistra non è centrodestra. Tra l’altro, immagino che sarebbe un percorso difficile per loro”. Su questo Fitto è stato tranchant. Per il resto si è detto pronto al dialogo “anche domani mattina. Per noi la strada sono le primarie, ma – ha aggiunto – siamo aperti a discutere altre proposte, a patto che non sia il lancio della monetina o una sfida a braccio di ferro. La nostra volontà è unire. Non possiamo ripetere gli errori del passato. Le ultime amministrative devono essere un monito per tutti noi”. Peccato, tuttavia, che per ora nessuno riesca a fare un primo passo concreto. Cercasi, insomma, una persona di buona volontà in grado di mettere intorno a un tavolo tutte le anime che si agitano nel Centrodestra.