Mai come questa volta la direzionale nazionale del Pd servirà a capire in quale direzione va davvero il partito. Perché nell’incontro di domani a Largo del Nazareno è in ballo il destino della legislatura: il segretario Matteo Renzi deve mettere le carte sul tavolo. Se punta alle elezioni anticipate a giugno, non può più celarsi dietro qualche battuta, come quella del voto prima che scattino i vitalizi, o qualche operazione tesa a dare un colpettino al Governo di Paolo Gentiloni. In alternativa deve ammettere di aver accettato richieste della minoranza dem sulla convocazione del congresso e il confronto interno, preparando la battaglia interna che si annuncia durissima con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
L’ex presidente del Consiglio, dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre, è in una condizione di debolezza, con molti capi corrente che gli hanno sbarrato la strada sulle operazioni. Pure la rivoluzione annunciata nella segreteria è evaporata. Renzi ha lavorato alla nuova squadra, cercando di mettere all’interno nomi pesanti come quelli dell’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, e del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Ma dopo la grande rinuncia di Gianrico Carofiglio, inizialmente dato come possibile responsabile della Comunicazione, tutto è finito in stand-by. Rinviando così il cambiamento di un organismo, che peraltro da oltre un anno è in vigore sulla carta, visto che non si riunisce mai. E certificando così la clamorosa metamorfosi di Renzi: da Rottamatore a Sor Tentenna.