di Clemente Pistilli
Rapporti tesi tra genitori nell’ambito di un divorzio difficile? Difficoltà di due bambine a relazionarsi con la mamma andata via da casa? Servizi sociali troppo indaffarati per poter mediare? Niente psicologo. La tecnologia, spesso accusata di distruggere il vero contatto tra persone, è la soluzione. O almeno di questo è convinto il Tribunale di Milano che, in una causa di divorzio, ha stabilito che gli incontri tra mamma e figlie avvengano via Skype.
Incontri fissati al computer
La vicenda riguarda una coppia meneghina, protagonista di una separazione estremamente conflittuale, che ha visto lei tornare nel suo paese in Francia, lui rifarsi una vita con un’altra donna a Milano, e due bimbe affidate al Comune. Arrivato il momento del divorzio, il presidente della IX sezione civile del Tribunale di Milano ha analizzato a fondo la situazione. La ormai ex coppia fa ancora “scintille”, le due bambine hanno dimostrato delle difficoltà negli incontri con la madre, i servizi sociali non riescono a gestire tali appuntamenti. Il giudice Olindo Canali, facendo anche un richiamo agli indirizzi dettati dalla Corte europea dei diritto dell’uomo sull’obbligo di garantire il rispetto della vita familiare, ha così pensato agli incontri tramite computer, che consentono di verdersi, parlarsi, ma non stare a contatto fisicamente. Il magistrato lo specifica nell’ordinanza che ha emesso: “Se le bambine hanno difficoltà a rapportarsi con la madre di presenza, se le strutture dei servizi sociali dell’ente cui le bambine sono state affidate non sono in grado, per l’eccessivo carico di lavoro e la necessità di scadenzare sui tempi lunghi gli incontri, di ammortizzare tali difficoltà, e infine se la distanza della madre costituisce una ulteriore e grave criticità, non resta che il ricorso alle risorse tecnologiche per consentire il rapido riavvicinamento del genitore con le figlie”. Skype unica soluzione. “Deve ritenersi – precisa il giudice Canali – che una interazione audiovisiva in diretta tra la madre e le figlie, con la presenza nei loro pressi del padre in qualità di mediatore, realizzata attraverso un collegamento Skype possa consentire una graduale ripresa di un dialogo tra la madre e le figlie, attraverso una percezione visiva ed in voce fatta di comunicazione verbale, ma che al contempo favorisca una riabitudine alla gestualità e allo scambio emotivo, senza quella presenza fisica che le ragazze hanno già dimostrato di non voler, ma meglio sarebbe dire non sapere più, accettare”.
Dal classico weekend alla chat
Altre strade non ci sono: “Tale modalità di frequentazione al momento sembra l’unica in grado di preparare le figlie a una ripresa dei rapporti con la madre”. Al giudice non è rimasto così altro che, affidate le bambine al papà, dettare le regole per gli incontri via Skype: contatti ogni settimana, secondo un preciso calendario, con durata da concordare tra le parti, fatti di “costruttivi dialoghi che non abbiano per contenuto le conflittualità pregresse, ovvero lo stato delle attuali pendenze giudiziarie”, con la presenza del padre delle minori, per almeno sette settimane consecutive e il monitoraggio dei servizi sociali del Comune di Milano. Un rapporto affettivo ad alta tecnologia.