Mentre i deputati fanno solitamente a gara a difendere il vitalizio, per essere preciso la pensione da parlamentare, la renziana Anna Ascani ha strappato applausi social, mettendo nero su bianco la disponibilità a rinunciare a quei contributi pur di andare subito al voto. Un atto di fede verso il leader del Pd: “Io non ho e non avrò mai alcun vitalizio, neanche se dovessimo votare tra 7 anni, dopo una lunga guerra con la Svizzera (o con chi vi pare). I vitalizi dei parlamentari sono stati giustamente cancellati nel 2011”, ha ricordato la parlamentare.
“Quando sono entrata in Parlamento a 25 anni alcuni funzionari molto gentili mi hanno spiegato che avremmo versato ogni mese dei contributi che si sarebbero trasformati in una pensione di circa 500 euro netti (da prendere raggiunta l’età pensionabile) solo se avessimo raggiunto 4 anni 6 mesi e 1 giorno di legislatura. È una stronzata? Si, lo è”, ha aggiunto con tono perentorio. Ma proprio per questo ha ribadito il suo pensiero: “Ora, con tutto l’affetto, a me di prendere 500 euro (o quel che saranno) tra 40 anni (se ci arrivo) me ne frega meno di zero. Meno di meno di zero. Della mia credibilità, invece, mi interessa parecchio. Perché oggi ho 29 anni e una faccia che mi devo portare in giro finché sarò qui, sulla quale non ammetto ci sia scritto si è incatenata alla sedia per prendersi al vitalizio”.
Un altro deputato dem, Matteo Richetti, ha rilanciato la questione dell’abolizione dei privilegi acquisiti nelle scorse legislature: “o ho presentato una proposta su quelli che con un giorno solo in Parlamento ancora prendono 3mila euro al mese. Questo è il problema e Renzi lo sa benissimo”. Ma il clima non è dei migliori: in tanti sono imbufaliti verso l’uscita dell’ex presidente del Consiglio, che ha annunciato di voler votare prima che scatti il vitalizio. E il parlamentare di Scelta Civica, Mariano Rabino, ha consigliato: “Non inseguire la bestia dell’antipolitica perché non sarà mai abbastanza sfamata”.