Sette articoli in totale redatti in 6 pagine. Ma tanto basta per far gridare al miracolo in un Paese dove sperare di avere una legge che regolamenti l’attività di lobbying è un po’ come trovare l’acqua nel deserto. Fatto sta la Camera ha deciso di discutere una proposta – che sarà votata entro la metà di febbraio visto che fino al 26 gennaio si potranno presentare gli emendamenti – per garantire maggiore trasparenza sull’operato dei “portatori di interessi” che varcano l’ingresso di Montecitorio. Relatrice Marina Sereni (Pd). Cosa prevede? Prima di tutto, stando a quanto è scritto nel documento che La Notizia ha potuto visionare, viene disposta l’istituzione di un registro a cui “sono tenuti” a iscriversi tutti coloro che “svolgono professionalmente l’attività di rappresentanza di interessi nei confronti dei deputati presso la sede della Camera”. Quindi organizzazioni sindacali e non governative, aziende, associazioni di categoria ma soprattutto “parlamentari cessati dal mandato ove intendano svolgere attività di rappresentanza di interessi”. I primi, si sono sempre lamentati i lobbisti “di professione”, a godere di particolari privilegi vista la possibilità di entrare liberamente nei Palazzi.
Come funziona – Non dovranno invece iscriversi le amministrazioni di organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, gli agenti diplomatici più i partiti, i movimenti politici e le confessioni religiose. Le modalità di registrazione sono regolate dall’art. 2. Per esempio, sarà impossibilitato a entrare nel registro chi “nell’ultimo decennio” ha subito condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica o il patrimonio, ma anche chi nell’ultimo anno ha ricoperto cariche di governo o è stato parlamentare. In caso di violazione delle regole sono previste sanzioni che arrivano fino alla cancellazione dal registro “con divieto di richiedere l’iscrizione per un periodo fino a 5 anni” o la sospensione per un periodo “fino a un anno”. Ai lobbisti, Montecitorio riserverà anche “un apposito locale dotato di attrezzature informatiche” per seguire lo svolgimento dei lavori parlamentari “attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso, il canale satellitare e la web-tv”.