Il giorno della scadenza si avvicina e per L’Unità è sempre più concreto il rischio di chiusura. Anche perché ormai il segretario del Pd, Matteo Renzi, non ha più interesse a spendersi per il quotidiano. L’operazione di salvataggio era funzionale alla campagna per il referendum sulle riforme, ora il compito si è esaurito. Ma il comitato di redazione della storica testata sta insistendo con i vertici di Largo del Nazareno. Così i dipendenti hanno messo nero su bianco l’appello a Renzi.
“L’’1 Febbraio si avvicina inesorabilmente e il rischio che l’Unità venga messa in liquidazione si fa sempre più concreto. Stavolta sarebbe davvero la fine. La fine di una storia lunga 93 anni, di una testata che tanto ha rappresentato nelle vicende della sinistra e nel panorama dell’informazione del nostro Paese. La fine del lavoro per 36 giornalisti e poligrafici. Noi faremo di tutto perché ciò non accada”, si legge nel documento. “Ma – aggiunge la redazione – il futuro de l’Unità è oggi nelle mani dei soci de l’Unità srl che, entro l’1 Febbraio, devono trovare una intesa sulla ricapitalizzazione, senza la quale è game over”. Quindi c’è stata una precisa richiesta per “un’operazione di trasparenza e di verità”. “È un’assunzione di responsabilità alla luce del sole. Lo chiediamo al socio di maggioranza, Massimo Pessina, e lo chiediamo a te che sei il Segretario del partito di riferimento, il Pd, che attraverso la Fondazione EYU detiene il 20% del pacchetto azionario de l’Unità srl. Non serve a niente e a nessuno, certo non a quanti a l’Unità lavorano, imbarcarsi in un rimpallo di responsabilità”, conclude la lettera del Cdr.
Ma il gesto sembra disperato. Renzi, nell’intervista a La Repubblica che ha segnato il suo rientro in gioco, è stato chiaro: “Se il giornale vende poco davvero pensiamo che la colpa sia del segretario del partito?”.