di Valeria Di Corrado
Era fondamentale non farsi trovare impreparati, invece anche in questo caso il sistema ha fallito. Oggi scade il termine a disposizione delle amministrazioni pubbliche per registrarsi sulla piattaforma per la certificazione dei crediti dovuti alle imprese. Il portale online del Ministero dell’Economia, però, è andato in tilt. E solo ieri sul sito è apparsa la comunicazione che “a causa dell’elevato numero di richieste di accreditamento alla piattaforma l’invio delle credenziali di accesso può richiedere alcuni giorni”.
Restano appesi a un filo, quindi, i 40 miliardi che lo Stato dovrebbe stanziare per dare una mano a far ripartire l’economia del Paese.
Cosa dice la legge
L’8 aprile 2013 è stato approvato il decreto legge contenente disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione. Un provvedimento atteso da tempo dalle associazioni datoriali, strategico per dare ossigeno al tessuto imprenditoriale, cioè a tutte le piccole e medie imprese che hanno lavorato con il pubblico senza essere pagate. L’articolo 7 del testo di legge prevede che gli enti pubblici debitori si registrino sulla piattaforma entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge (quindi entro il 30 aprile, trattandosi di un decreto legge). La mancata registrazione comporta una responsabilità disciplinare per i dirigenti delle amministrazioni e una sanzione pecuniaria pari a 100 euro per ogni giorno di ritardo. Una misura alla quale però non corrisponde altrettanta precisione.
Consip, società che gestisce per conto del Ministero dell’Economia il sistema informatico, ha spiegato infatti, un giorno prima della scadenza del termine, che “il controllo della documentazione e dei dati immessi sul sistema” può richiedere alcuni giorni, specificando che ai fini delle sanzioni previste farà fede la data di inizio della registrazione. La tardiva comunicazione non ha evitato che si seminasse “panico” e allarmismo tra dirigenti scolastici, direttori di Asl e ospedali (solo per citarne alcuni). Già nei giorni scorsi i presidi avevano avanzato proteste sul termine stringente del 30 aprile per poter accedere alla piattaforma virtuale.
Numerose sono state le segnalazioni di impossibilità di accedere al sistema informatico. Forse per l’elevato numero di richieste che si sono accavallate contemporaneamente. Eppure non era difficile prevedere questa mole di contatti. Senza considerare che, dalle prime stime, su 22 mila enti pubblici interessati sono stati circa un quarto quelli che hanno effettivamente avviato la registrazione.
La fase due
Alla luce di tutto questo sarà interessante capire se il sistema reggerà alla fase 2. Il decreto legge prevede infatti che dal 1 giugno al 15 settembre, sempre utilizzando la piattaforma elettronica, le amministrazioni e gli enti non privati compilino un elenco completo dei debiti certi, liquidi ed esigibili maturati fino al 31 dicembre 2012, con l’indicazione dei dati del creditore. Il Governo ha messo a disposizione a questo scopo, per tutto il 2013, un ammontare complessivo di 40 miliardi, una parte consistente del credito (91 miliardi, secondo la stima di Banca d’Italia e Abi) vantato dalle imprese nei confronti dello Stato. La copertura finanziaria della somma verrà assicurata mediante titoli di Stato.
Se dovesse fallire questo secondo cruciale passaggio, a farne le spese saranno di nuovo le imprese. Beffate per l’ennesima volta dalla lentezza e dei continui ritardi della macchina burocratica.