di Alessandro Barcella
L’ultimo a denunciare questo assurdo paradosso era stato, appena pochi giorni fa, il neo-governatore lombardo Roberto Maroni:” Nella nostra Regione ci sono 170mila vani sfitti – ha dichiarato Maroni nel presentare una bozza di proposta di Giunta – mettiamoli a disposizione di anziani e giovani coppie”. La situazione italiana, in tema di immobili ad uso residenziale, fa acqua da tutte le parti: si stima che siano ben 5 milioni gli appartamenti non dati in affitto e che quasi il 40% di quelli invece concessi in locazione lo siano al nero, o con contratti transitori e comodati d’uso spesso fittizi.
Più famiglie meno case
La fame di case in Italia è tanta, ma il cibo (per usare questa metafora alimentare) non manca: è solo nascosto, talora per assurdi lacci legislativi che favoriscono questa situazione. Gli ultimi dati nazionali degli Osservatori immobiliari del Paese parlano di un totale “tracollo del comparto abitativo”, con un -48.9% di compravendite registrato nel quinquennio 2007-2012.
Le famiglie intanto continuano a crescere numericamente, con la popolazione italiana aumentata nel periodo 2004-2010 di un +3.7%. E le case? Quelle nuove costruite dalle imprese rimangono invendute e i privati, che le detengono come seconde abitazioni, si guardano bene dal metterle sul mercato.
Un disincentivo all’affitto
Assurdi lacci legislativi, dicevamo, che bloccano anche il mercato delle affittanze, l’unico parzialmente sostenibile, al momento, dalle famiglie italiane. E’ la recente circolare numero 5 dell’Agenzia delle Entrate, datata 11 marzo 2013, che va a regolare i rapporti tra fisco e immobili sfitti. Immobili per i quali la nuova Imu cancella inglobandola la vecchia Irpef sui redditi fondiari (e le altre addizionali comunali e regionali), che nel caso di abitazioni non locate era aumentata di un terzo. Un “passaggio di consegne” in base al quale i redditi derivanti da questi immobili, come quelli concessi in comodato, sono esclusi dalla formazione del reddito complessivo e pertanto non soggetti a tassazione ai fini Irpef. Risultato pratico? Molto meglio, per il proprietario, non affittare.
La “pancia” piena della banche
Un’altra boccata d’ossigeno per chi cerca casa potrebbe essere rappresentata dal patrimonio delle banche, che negli anni si sono riempite la “pancia” degli immobili derivanti da insolvenze sul pagamento dei mutui. Una enorme quantità di metri quadri, che da qualche tempo e a fatica si sta cercando di dismettere. Lo sta facendo la stessa Banca d’Italia, che ha recentemente messo in vendita un lotto (tra commerciale e residenziale) di 63 immobili del valore complessivo di 326 milioni di Euro. Piazzare questi appartamenti è però impresa ardua, tra mutui ormai inconcedibili e soluzioni d’affitto non considerate. E il nervosismo del sistema bancario italiano, che è esposto verso il “mattone” per almeno 662 milioni di Euro, sale sempre più.
Ecco allora la proposta Maroni, che sta studiando soluzioni in collaborazione con Ance (l’associazione nazionale dei costruttori edili). Resta forte il nodo fiscale, ancora una volta, con gli impresari edili costretti a pagare l’Imu anche per gli appartamenti sfitti. “È un’assurdità – ha concluso il governatore lombardo Roberto Maroni -: sarebbe come dire che i concessionari delle Fiat devono pagare il bollo auto sui veicoli che hanno in negozio”.