di Clemente Pistilli
“Non c’è nazione che non l’abbia dimostrato, chi dice la verità viene sempre condannato. Arcidiacono orgoglio degli ultras”. Era dicembre quando durante la partita Inter-Palermo, nella curva nord della squadra di Moratti, i tifosi stesero uno striscione con tale scritta di appoggio a Pietro Arcidiacono, il calciatore del Nuova Cosenza finito nei guai per aver indossato una maglietta in favore di Antonino Speziale, il tifoso catanese che il 2 febbraio 2007 uccise l’ispettore di Polizia, Filippo Raciti. I tre ultras coinvolti nella vicenda ora sono stati “riabilitati” dal Tar. Arcidiacono a novembre, durante la partita tra Sambiase e Nuova Cosenza, disputata a Lamezia Termine, segnò un gol. Dopo aver esultato, l’attaccante si piazzò davanti alle telecamere e mostrò una maglietta con scritto: “Speziale innocente”. Un gesto di sostegno al giovane che, ancora minorenne, 6 anni fa uccise nel corso degli scontri allo stadio di Catania l’ispettore Raciti, una vicenda per cui è stato condannato in via definitiva a otto anni di reclusione. Esplose subito il caso. Arcidiacono venne sospeso dalla sua squadra e sanzionato sia dal questore di Catanzaro che dal giudice sportivo. “Non volevo offendere la memoria di Raciti né attaccare le forze dell’ordine. Mi scuso con la famiglia dell’ispettore. Il mio era solo un segnale di conforto alla famiglia Speziale, con il quale siamo cresciuti insieme a Catania”. Scuse apprezzate dalla vedova Raciti. “Ora speriamo che non si verifichino più episodi del genere”, disse la donna. Trascorse poche settimane, a Milano, venne però srotolato lo striscione a sostegno di Arcidiacono. Altro putiferio. Per la questura meneghina quella scritta era un chiaro messaggio di “incitazione e istigazione alla violenza”. I tifosi Mauro Mancin, Massimo Scalabrini e Claudio Cattaneo erano quindi subito stati sottoposti al Daspo per 3 anni e denunciati alla Procura. Il questore aveva disposto che stessero fuori dagli impianti sportivi italiani ed europei per tutte le manifestazioni calcistiche, anche amichevoli, per i tornei nazionali e internazionali. Porte chiuse, inoltre, anche in una lunga serie di luoghi di Milano. I tre hanno però fatto ricorso, chiedendo ai giudici amministrativi di annullare quegli atti, e il Tar per la Lombardia ha subito sospeso i Daspo. “Si tratta di un messaggio di solidarietà verso un calciatore – hanno specificato i giudici nell’ordinanza – reo di avere espresso, seppure in modo discutibile, la sua opinione, e non di una forma di comprensione verso l’atto criminale compiuto nei confronti dell’ispettore capo Raciti”. Sbagliato per il Tar “compromettere la libertà individuale” di Mancin, Scalabrini e Cattaneo. E sul fronte penale? Già tutto archiviato. Per il gip del Tribunale di Milano la notizia di reato trasmessa dagli investigatori a carico dei tifosi, per lo striscione esposto durante Inter-Palermo, è “infondata”.