di Fausto Cirillo
Dissimulare pubblica soddisfazione per poter meglio rosicare in privato sull’avverso destino politico che gli ha precluso una nuova poltrona ministeriale. E’ questa l’inconfessata (ma assai facilmente intuibile) strategia seguita in queste ore dal professor Renato Brunetta. «Sono l’uomo più felice del mondo» è riuscito a dire domenica al Corriere della Sera, aggiungendo a botta calda un attestato di stima per il neoministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: «Ottima scelta, realizzerà gli 8 punti del mio programma». Suo, badate bene, mica del Pdl.
La lingua di Brunetta continua però a battere sul dolente dente del giudizio (sul governo), tanto che ancora ieri raccontava a La Stampa: «Osservo solo che all’inizio Letta aveva detto che voleva ministri esperti, per partire spediti subito. Ha fatto diversamente. Auguri».
Insomma, l’economista si sta chiedendo se per una volta non abbia sbagliato a farsi i conti. Paragonata a quella di ministro, l’importanza della sua carica di capogruppo alla Camera rischia infatti di sbiadire presto insieme alle sue minacce di non votare la fiducia al Governo. E pensare che è stato proprio lui a volere fortissimamente la successione a Fabrizio Cicchitto, prendendo per sfinimento lo stesso Berlusconi e ottenendo infine la tiepida acclamazione dei suoi colleghi. Due mesi dopo sono peraltro già in parecchi a rimpiangere di non aver chiesto quel giorno una conta formale dei voti. Soprattutto quelli che non conoscevano lo stile e il carattere dell’ex ministro della Funzione Pubblica. Un conto era leggere le sue numerose interviste sui giornali, apprezzarne la vis polemica nei dibattiti televisivi e ascoltare le sue analisi politico-economiche in occasione degli incontri pubblici di partito. Un altro è invece doversi misurare quotidianamente con il suo attivismo senza requie (ogni mattina inizia alle 9 con un briefing) e che pochissimo lascia alla collegialità delle decisioni.
Chiuso in ufficio
Chiedete ad esempio a Mariastella Gelmini, che la mattina del 25 aprile si è vista arrivare in stanza Stefania Profili, segretaria brunettiana di lungo corso. Quando quest’ultima le ha chiesto conto dell’assenza ingiustificata di un paio di suoi collaboratori, l’ex ministro della Pubblica Istruzione non ci ha più visto e ha iniziato a urlare: “Ma lei come si permette di rivolgersi con questo tono al vicepresidente del gruppo? Ma chi si crede di essere?! Adesso basta! Qui ci sono figli e figliastri, gente con il contratto firmato e altri ancora in attesa! Dica al suo capo che adesso voglio vedere tutta quanta la documentazione. Voglio sapere chi è assunto, quanto prende, e con quali qualifiche professionali!». Una sfuriata memorabile, che ha consigliato lo stesso Brunetta a restarsene prudentemente chiuso nel suo ufficio in attesa che le acque si calmassero. Rimasti entrambi al palo della Camera, i due ex ministri saranno adesso costretti a convivere in qualche modo nelle stanze di via Uffici del Vicario. Per i dipendenti del gruppo non si annunciano in ogni caso giorni facili.
Cercasi comunicatore
Brunetta continua intanto a cercare un portavoce che lo supporti e sopporti nella sua instancabile attività di comunicazione. L’ex ministro si è affidato nell’ultimo anno al giovane Fabrizio Augimeri. Quest’ultimo, che era entrato a far parte dell’ufficio stampa a Palazzo Vidoni grazie alla stima del Capo di Gabinetto Giovanni Guzzetta (il terzo, dopo Filippo Patroni Griffi e Carlo Deodato), è stato ricompensato con due consulenze erogate dal Formez e dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Ritenuto troppo fragile per reggere un incarico prestigioso come quello di portavoce del capogruppo alla Camera, sarà quindi a sua volta sostituito da un professionista di maggiore caratura ed esperienza. Lo scouting del successore non è però ancora terminato. La candidatura dell’ex deputato Renato Farina (dimessosi dall’Ordine dei Giornalisti poche ore prima della riunione che ne avrebbe decretato la radiazione perché risultato al soldo dei servizi segreti) è infatti tramontata nel giro di un paio di settimane: troppo alto il rischio che i suoi ex colleghi non sopportassero l’idea di avere a che fare con chi non ha mosso un dito per evitare che Alessandro Sallusti entrasse in carcere per colpa di un suo articolo non firmato.
Brunetta si è così rivolto in questi giorni al direttore di Libero Maurizio Belpietro per sondarne la disponibilità a cedergli uno dei suoi migliori redattori (tra gli altri, circola il nome dell’ottimo Francesco Borgonovo). Da un lato ha ottenuto una risposta piuttosto vaga e interlocutoria (mancano coraggiosi volontari e la redazione del quotidiano non può permettersi il costo di un’ulteriore aspettativa, sia pure non retribuita), dall’altro si è però assicurato che il quotidiano di centrodestra non ironizzasse apertamente sulla sua smania di tornare a fare il ministro. Nota a tutti proprio perché ogni volta negata con eccessiva insistenza.