Il referendum sulla reintroduzione dell’articolo 18 non si farà. La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito sull’eventuale reintegrazione dei lavoratori licenziati, salvando il caposaldo del Jobs Act voluto da Matteo Renzi. La Consulta ha però dato il via libera alla consultazione sui voucher e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti: due temi su cui il Governo aveva annunciato un possibile intervento per ritoccare la normativa. E disinnescare così il responso delle urne.
Per la Cgil si tratta quindi di una decisione amara. Il sindacato di corso d’Italia chiedeva il ripristino della “tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sopra dei cinque dipendenti”. “La Corte ha deciso di non ammettere uno dei quesiti. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoiratori passi attraverso la loro sicurezza. Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito ai licenziamenti. Non è che il giudizio della Corte di oggi fermi la battaglia sull’insieme della questione dei diritti”, ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “La notizia di oggi è che inizia una campagna elettorale dei due sì ai referendum. Chiederemo al governo tutti i giorni di fissare la data in cui si vota”, ha aggiunto la leader sindacale.
Il primo a tirare un sospiro di sollievo è stato il capogruppo del Nuovo Centrodestra alla Camera, Maurizio Lupi. “Sull’articolo 18 non si voterà. È una buona notizia. Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilitàcon il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese”.