Nella sua carriera è stato di tutto. Ineguagliabile campione della pista, che all’improvviso si reinventa un fenomeno anche sulla strada, tanto da conquistare la vittoria di un Tour de France, diventando il primo inglese a centrare questo obiettivo. Bradley Wiggins, britannico di 36 anni, ha annunciato il suo ritiro. La notizia non è stata proprio un fulmine a ciel sereno: da mese la decisione era nell’aria, ma gli appassionati speravano in un colpo di scena. Chissà, magari in un Wiggins (Wiggo per i tifosi) pronto a tornare in strada. Invece niente. Questa volta non ha voluto sorprendere.
“Ho avuto l’immensa sorte di vivere un sogno e raggiungere la mia aspirazioni dell’infanzia, quella di avere una vita e una carriera nello sport in cui mi innamorai a 12 anni”, ha scritto il ciclista su Facebook, annunciando il suo addio alla carriera agonistica. “Ho conosciuto i miei idoli e ho corso con loro durante questi ultimi 20 anni. Ho lavorato con i migliori allenatori e i migliori manager del mondo, ai quali sempre dirò grazie per il loro appoggio. Il 2016 è stato l’ultimo passo di questo cammino”, ha concluso Wiggins.
I numeri della sua carriera sono strepitosi: ha vinto 5 ori olimpici e 7 titoli iridati su pista, ma anche un oro nel Mondiale a cronometro su strada a Ponferrada, nel 2014. Senza dimenticare il Tour de France conquistato nel 2012, davanti al giovanissimo compagno di squadra Chris Froome e all’italiano Vincenzo Nibali. Ma proprio la rivalità con Froome lo ha fatto finire ai margini del Team Sky, fino alla decisione di non partecipare ad altri Tour. Nel suo cammino c’è solo lo sfortunato Giro d’Italia del 2013, finito con un ritiro per problemi fisici. Eppure Wiggo ha saputo reinventarsi, dimostrandosi un camaleonte della bici: ha battuto, nel 2015, il record dell’ora, percorrendo 54,526 km in 60 minuti. Poi ha partecipato all’Olimpiade di Rio, dove ha completato la “manita” di ori olimpici, iscrivendo il suo nome come quello del più grande pistard di tutti i tempi.
Ma racchiudere Wiggins in una manciata di dati, per quanto eccezionali, non aiuta a rendere l’idea di quel che è stato per il ciclismo l’eclettico baronetto Bradley.