Macerie nella zona rossa, difficoltà a far partire la ricostruzione e addirittura i cimiteri in condizioni igienico-sanitarie precarie. Sono passati quattro mesi e dopo l’elogio della macchina dei soccorsi, con annessa retorica sull’impegno a ricostruire presto, Amatrice sembra ferma a quel drammatico 24 agosto. Prorpio per questo motivo il sindaco Sergio Pirozzi aveva invitato i parlamentari a visitare il Paese, svestendo giacca e cravatta e indossando i panni degli sfollati nei giorni di Natale. Così, al di fuori della narrazione dei Palazzi, si riesce a vedere da vicino la reale situazione con cui devono convivere le popolazioni terremorate. Una condizione toccata con mano anche dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che il 24 dicembre ha girato per i paesi maggiormente colpiti dalla serie di terremoti che quest’anno ha flagellato il centro Italia.
Macerie ovunque – “Nella zona rossa del paese, quella maggiormente devastata dal sisma, è necessario rimuovere in fretta le macerie per favorire la ricostruzione, necessità ostacolata dal legittimo dolore di molti cittadini”, ha denunciato Toni Matarrelli, deputato di Possibile, che ha visitato Amatrice. “La rimozione delle macerie crea un conflitto tra interesse pubblico e interesse privato. Alcune famiglie si oppongono, perché lì ci sono tutti gli affetti. Così a volte si finisce al ricorso al Tar”, ha spiegato a La Notizia Matarrelli. “In questo caso è emersa la mancanza di strumenti giuridici che agevolino il corso dei lavori tutelando contemporaneamente i diritti delle famiglie”, ha aggiunto il parlamentare di Possibile.
Tutto a rilento – Il problema della burocrazia è stato evidenziato anche da uno dei leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. “I Vigili del fuoco stanno demolendo le case pericolanti al ritmo di quasi una al giorno. Se non si buttano giù queste case, non si può ristabilire la viabilità e non si possono rendere agibili gli edifici confinanti in buono stato”. “Ma – ha aggiunto il vicepresidente della Camera – per eseguire le demolizioni c’è bisogno dell’autorizzazione del proprietario e spesso i proprietari di una sola casa sono anche 30 persone, molte emigrati in Canada o negli Stati Uniti. Se non hai il permesso di tutti e 30 (che vanno rintracciati) l’edificio pericolante è difficile da abbattere”. Il risultato? “L’opera di ricostruzione rallenta e le strade restano chiuse”. C’è infine anche un aspetto drammatico sotto il profilo igienico-sanitario: i cimiteri distrutti da mesi. “Qui l’urgenza è quella di metterli in sicurezza per il decoro ed il rispetto che si deve ai defunti ed anche per una questione igienico-sanitaria, in quanto ogni camposanto è stato devastato pesantemente, addirittura portando alla luce le bare. Gli artigiani chiedono di essere coinvolti nella ricostruzione, i commercianti hanno problemi con le utenze e la burocrazia”, ha spiegato Matarrelli.