La sindaca di Roma Virginia Raggi è sempre più sola. Alla fine della giornata di oggi, ha dovuto rinunciare ai fedelissimi, il vicesindaco Daniele Frongia e il capo della segreteria Salvatore Romeo.
“Al termine delle ultime due riunioni di maggioranza, in cui erano presenti i consiglieri comunali, alcuni assessori e i presidenti dei Municipi del M5s, e dopo un confronto con il garante Beppe Grillo abbiamo stabilito di dare un segno di cambiamento”, ha annunciato su Facebook la Raggi, rompendo il silenzio. “Daniele Frongia ha deciso di rinunciare al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport. Contestualmente Salvatore Romeo ha deciso di dimettersi dall’incarico di capo della Segreteria politica. Al contempo a breve avvieremo una nuova due diligence su tutti gli atti già varati”, ha aggiunto, facendo passare il siluramento come una decisione spontanea.
Da quanto appreso da La Notizia Beppe Grillo aveva già pronto il post di licenziamento della sindaca: gli basterebbe premere ok per chiudere l’esperienza della Raggi al Campidoglio. In serata, però, un post ha confermato la fiducia, in cambio di un commissariamento di fatto. “Virginia Raggi sindaco del MoVimento 5 Stelle. Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia. Bisogna riparare agli errori fatti per fugare ogni dubbio. L’attività fatta da persone che si sono dimostrate inaffidabili sarà attentamente vagliata e opportunamente annullata o riesaminata da cima a fondo. Governare Roma è più difficile di governare il Paese. Lo sapevamo e non intendiamo sottrarci a questo compito assegnatoci dal popolo”, ha scritto Grillo.
Chi esce rafforzata è la deputata Roberta Lombardi, acerrima rivale della Raggi a Roma che può contare su alcuni consiglieri comunali, disposti anche a uscire dalla maggioranza. Per una buona parte della giornata di ieri, sembrava impossibile la linea della mediazione: troppo ampia la spaccatura per chiudere la questione con un contentino, come lo scalpo di Frongia e Romeo. Ma tra i pentastellati ha prevalso la linea della prudenza voluta da Davide Casaleggio: il timore era quello ridare vigore a Matteo Renzi, ad appena quindici giorni dalla batosta subita al referendum del 4 dicembre. Quindi Grillo si è accontentato del commissariamento del Campidoglio, ottenendo il licenziamento del vicesindaco, Daniele Frongia, e del capo della segreteria, Salvatore Romeo. Meglio questo che consegnare al Pd l’assist di parlare di fallimento dei 5 Stelle a Roma.