Nessuna nuova trattativa sulle riforme. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha respinto l’offerta di un tavolo con Silvio Berlusconi in caso di vittoria del No. Nel corso dell’intervista a Massimo Gramellini, a La Stampa, il premier è stato chiaro: “Il giorno dopo, ci trova Grillo e Massimo D’Alema, non il sottoscritto”. E quindi ha rilanciato: “Dicono a noi che siamo la Casta? Dall’altra parte, nel fronte del No, vedo un sistema che tiene insieme cinque ex presidenti del Consiglio: Monti, De Mita, Lamberto Dini, D’Alema e Berlusconi. Li riconosci dalla quantità di pensioni. Se gli italiani vogliono affidarsi a loro, prego, si accomodino”. Per il resto ha ribadito le sue convinzioni: “Non è una riforma pasticciata, è chiara. Magari non risponderà a tutti gli obiettivi ma, come direbbe mia nonna, il meglio è nemico del bene. Io avrei voluto i sindaci al Senato”.
Renzi ha espresso un giudizio netto anche verso l’ipotesi di un Governo tenico: “Leggo che l’Economist parla di un governo tecnico, loro lo chiamano tecnocratico. Magari per l’Italia è meglio, io l’ultimo governo tecnico che ricordo, quello di Mario Monti, ha alzato le tasse, e ha prodotto il segno meno sulla crescita. Il 2017 sarà cruciale per l’Europa, l’Italia deve avere una forte strategia europea e, secondo me, lo può fare solo un governo con solidità e stabilità, un governo tecnico che dice `ce lo chiede l’Ue´ non fa l’interesse dell’Italia ma di altri”. Inevitabilmente nel mirino è finito anche il Movimento 5 Stelle: “Il M5S parla di riduzione degli sprechi, ma prende come noi i fondi per il gruppo parlamentare: al Senato noi abbiamo preso 30 milioni, loro 13. La differenza è che il M5S utilizza i fondi del gruppo al Senato per pagare la casa di Rocco Casalino, un dipendente. Pagano le bollette coi soldi dei fondi del Senato, è vietato”.