Nonostante il Paese sia pressoché bloccato, in attesa del referendum sulla riforma della Costituzione, c’è un settore in cui sottotraccia sta andando in scena una bella spartizione di potere. E che potere, visto che parliamo delle poltrone di presidente delle novissime autorità portuali. Le quali, dopo tanti anni di tentativi andati a vuoto, sono state tagliate da 24 a 15. Una semplificazione, non c’è dubbio. Ma anche un’operazione ad alto tasso di “potere”, perché adesso ciascuna di queste 15 Autorità ha una dimensione nettamente superiore. Con tutto ciò che ne consegue in termini di capacità di muovere soldi. Ebbene, si dà il caso che nell’ultimo mese e mezzo alle commissioni trasporti di Camera e Senato siano arrivate ben 7 proposte di nomina avanzate dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Un valzer di poltrone in cui ballano nomi grossi, in qualche caso non senza contrasti. All’Autorità portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale (ex Porto di Ravenna), è stato nominato Daniele Rossi.
I profili – Parliamo di un manager che fino al 2014 è stato al timone della Rosetti Marino Spa, una società che costruisce piattaforme e navi. E che è in rapporti economici con la stessa Autorità portuale, se si considera che alcune sue attività produttive (come si apprende dall’ultimo bilancio approvato) si svolgono presso il “Cantiere San Vitale” proprio nel Porto di Ravenna. Di certo Rossi, ex Eni e Saipem, aspettava da tempo una poltrona pubblica. L’anno scorso era in ballo per lo scranno di Ad della medesima Saipem, incarico poi assegnato a Stefano Cao.
Per l’Autorità portuale del Mare Adriatico centrale (di fatto Ancona), il nome uscito dal cilindro di Delrio è quello di Rodolfo Giampieri, già presidente della Camera di commercio di Ancona e tutt’ora nel consiglio confederale di Confcommercio. Dal curriculum viene fuori che Giampieri è in possesso del solo “diploma di scuola media superiore”. Ma a quanto pare la laurea non è obbligatoria per guidare un porto. All’Autorità del Mar Tirreno centrale (Napoli) è stato designato Pietro Spirito, per una vita dirigente delle Fs e in tempi più recenti direttore centrale della romana Atac. Su Spirito, come ha confermato ieri il Senato a La Notizia, alla fine la commissione trasporti di palazzo Madama ha fornito un parere non favorevole a causa del voto contrario di Stefano Esposito (Pd), che da assessore ai trasporti dell’allora giunta capitolina, guidata da Ignazio Marino, ebbe a polemizzare con Spirito accusandolo di avere all’Atac uno stipendio eccessivo. Vedremo ora cosa accadrà in questa procedura di nomina. Ancora, all’Autorità portuale del Mar Ligure occidentale (La Spezia) il ministro ha indicato Paolo Emilio Signorini, grand commis ministeriale di lunghissimo corso, lambito (senza mai essere stato indagato) dall’inchiesta sul Mose in riferimento ai sui rapporti con l’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati.
Gli altri – Per quanto riguarda l’Autorità portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale (Civitavecchia), il ministero ha designato l’avvocato Francesco Maria di Majo, del super studio legale londinese Watson Farley & Williams che ha non pochi interessi nel settore marittimo e portuale, come si evince dalla descrizione dello studio fatta dal curriculum dello stesso di Majo. All’Autorità portuale del Mar Ionio (Taranto) è invece stato confermato Sergio Prete, così come all’Autorità portuale del Mar Adriatico orientale (Trieste) è stato confermato Zeno D’Agostino. Insomma, il valzer di poltrone è in pieno svolgimento. Col Governo che non sa nemmeno se sarà in sella dopo il referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale.
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