C’è poco da fare: la giustizia italiana non funziona. L’ultimo attestato arriva dallo sciopero a cui ha aderito in massa la magistratura onoraria. Quello cominciato ieri è soltanto il primo di cinque giorni di astensione dalle udienze civili e penali che andrà avanti fino al 25 novembre. Quasi un plebiscito quelli che hanno deciso di incrociare le braccia nei tribunali, negli uffici del giudice di pace e nelle procure delle sedi storicamente più attive, tra cui Roma e Milano. Il dato è stato comunicato ieri sera dall’Associazione nazionale di giudici di pace, la Federazione Magistrati Onorari di Tribunale e l’Unione nazionale giudici di pace. Non meno di 500 mila processi così dovranno restare al palo. Una nota congiunta di Unagipa, Federmot e associazione nazionale dei giudici di pace hanno fatto sapere che L”adesione allo sciopero dei pubblici ministeri e dei giudici di pace e di Tribunale, iniziato oggi (ieri, ndr) e che durerà fino al 25 novembre, “in tutta Italia è di oltre il 90% e, in alcuni casi, fino al 100%, soprattutto tra i pubblici ministeri”.
“Il problema della giustizia non è certo posticipare il pensionamento di alcuni magistrati professionali, ma garantire l’indipendenza di oltre 5.000 giudici di pace e magistrati onorari di tribunale e procure che trattano il 60% del contenzioso civile e penale”, ha spiegato il segretario generale dell”Unione, Alberto Rossi, “la riforma della giustizia Orlando cancella il giudice di pace, ossia l’unica figura di magistrato che ha garantito celerità ed efficienza alla Giustizia in Italia e, cosa ancor più grave, trasforma tutti i giudici di pace ed i magistrati onorari in meri ausiliari del magistrato di carriera, gerarchizzando l”esercizio della giurisdizione in violazione dell”articolo 101 della Costituzione”.
“Il disagio percepito dai cittadini e dagli utenti per le migliaia di processi rinviati costituisce purtroppo l’unico strumento per sollecitare il Governo, persistentemente inerte nell’attuazione del diritto comunitario che ha decretato di riconoscere anche ai magistrati onorari diritti fondamentali previsti per tutti gli altri lavoratori (sentenza “O’Brien” della Corte di giustizia UE)”, prosegue la nota dell’Associazione nazionale di giudici di pace, la Federazione Magistrati Onorari di Tribunale e l’Unione nazionale giudici di pace. “Unico caso di lavoro nero in cui è lo Stato il datore di lavoro, quello dei magistrati onorari assume contorni paradossali se si pensa che, quando assumono la veste di giudice del lavoro, essi devono riconoscere ad altri lavoratori i diritti che sono loro negati, tra cui previdenza, assistenza, congedo di maternità, contributi previdenziali, ferie retribuite”, aggiunge. “In una recente nota, il ministero della Giustizia, rispondendo alle loro diffide e ai loro esposti, aveva ribadito la legittimità del proprio operato, subito smentito da una pronuncia del Consiglio d’Europa (depositata il 16 novembre e in linea con la giurisprudenza dell’Unione europea) alla quale il Governo italiano, pervicacemente incurante degli obblighi internazionali, non ha ancora espresso la volontà di conformarsi”, proseguono i sindacati. “Anche l’Associazione nazionale magistrati, in passato ostile a una stabilizzazione di tali professionisti, ha chiesto stanziamenti adeguati per le loro retribuzioni, ritenendo evidentemente il loro apporto fondamentale per l’efficienza del sistema giudiziario, investito di adempimenti soverchianti che, condivisi con i magistrati cd. onorari, possono essere gestiti più efficientemente dalla stessa magistratura di carriera”.