“I suoi ristoranti preferiti sono italiani. Ama sinceramente l’Italia e ha da noi molti più riferimenti di quanto si pensi”. Per chi ha conosciuto il neo presidente Usa trent’anni fa e ha mantenuto nel tempo buonissimi rapporti, come l’imprenditore Francesco Caltagirone Bellavista, l’elezione di Trump è per l’Italia solo una buona notizia. “E questo si vedrà presto nelle relazioni tra Washington e Roma”, dice a La Notizia l’ingegnere ricordando gli anni in cui visse negli States e iniziò a frequentare il tycoon, già allora molto diverso dallo sbruffone raccontato dalla stampa americana.
Trump non è lo spaccone che conosciamo? Sessista e sempre sopra le righe con le donne?
“Ma per carità! L’uomo è simpatico e certamente sicuro di se, ma quella che gli è stata costruita attorno per metterlo alle corde è un’immagine alla quale deve la sua fortuna. Ma non si è visto chiaramente? Più lo attaccavano rappresentandolo come politicamente scorretto e più cresceva la sua popolarità, più saliva nel consenso e più lui si calava in questo personaggio. È stato geniale, anche se sulle donne ha avuto una gran fortuna”.
Non è emerso nessuno scandalo?
“Macché. Dopo averlo frequentato in tantissime occasioni non ce lo faccio così approfittatore con le donne come è stato raccontato. La sua fortuna è stata nel fatto che le donne non amano la Clinton. Guardiamo bene: il dato sulla preferenza femminile appare alto per Donald solo perché lo stesso dato è basso per Hillary. Anzi, direi bassissimo”.
Che ha da temere il mondo da un presidente così?
“Niente. Intanto perché il Trump elettorale non è lo stesso Trump presidente, come si è visto dalle prime dichiarazioni dopo la vittoria e dal primo contatto ieri con Obama. Ma non c’è niente da temere perchè Trump non è il male, bensì la medicina”.
Che vuol dire?
“Dico che le rivoluzioni nel mondo sono state fatte sempre dalle classi medie; quelle classi che oggi la globalizzazione ha fatto diventare povere. Trump è una ciambella alla quale la classe media americana si è aggrappata, dimostrando di avere ancora una forte concezione democratica e quindi la voglia di risposte dalla politica, e non dai populismi o dall’antipolitica”.
L’establishment non ha capito esattamente questo…
“E infatti gli ha mosso guerra, sbagliando su tutta la linea. Non si era mai visto un candidato alla Casa Bianca con quasi quattrocento giornali contro, comprese tutte le grandi testate, e meno di una decina a favore. Per non parlare di come sono stati fatti i sondaggi, volutamente poco approfonditi, per alimentare attorno alla Clinton un consenso che non c’era”.
Resta il fatto che il nuovo presidente governerà in un quadro difficile…
“Certo. La globalizzazione ha creato due piccoli bacini di una ricchezza immensa, la finanza e la tecnologia, togliendo risorse a tutto il resto e facendo pagare il conto più alto alle classi medie. Questo non è un processo che un presidente da solo può fermare, ma avere un presidente ben cosciente di tali dinamiche è una speranza che si riequilibrino in qualche modo le ricchezze. Un traguardo che va raggiunto perché diversamente non sarà uno o più Paesi a fare la guerra ad altri, ma sarà dall’interno dei Paesi stessi che emergerà un disagio più distruttivo della bomba atomica”.
Da qui a fare grande l’America come dice Briatore ce ne passa.
“Capire questi processi e mettersi di traverso con chi rappresenta certi interessi è già un passo avanti per fare più grande l’America e il mondo. Anche la sua strategia internazionale, che lo porterà a fare accordi con la Russia alla fine vantaggiosi per tutti, sarà vincente. Imprevisti globali permettendo”.
Non è che farà la fine di Berlusconi, con tanti voti e risultati niente?
“Berlusconi non ha fatto risultati niente”.
Se non l’Italia, Renzi ha poco di cui stare sereno dopo lo spericolato endorsement per Hillary?
“No, non ha nulla da temere. Donald Trump è uomo troppo intelligente per legarsi una tale mossa politica al dito. E poi la comunità italiana gli ha dato comunque un sacco di voti. L’ho detto che l’Italia gli piace molto”.