Ma la Nuvola di Fuksas è veramente finita? Alla luce di alcuni documenti, che troppo spesso sfuggono all’attenzione, la domanda rischia addirittura di trasformarsi in allarme. Il fatto è che adesso, nella travagliata storia dell’opera, può essersi chiusa al massimo una fase. Ma un’altra, sottotraccia, è già cominciata. La beffa è che questa seconda fase potrebbe avere un peso di ulteriori 200 milioni di euro, che nella più sciagurata delle ipotesi rischierebbero di aggiungersi al costo sin qui sostenuto per il nuovo centro congressi della Capitale. Un’opera che, secondo Eur Spa, alla fine ha ingoiato 353 milioni di euro (anche se il ministero del Tesoro parla di 100 milioni in più). Ma da dove spunta fuori il rischio di una nuova, possibile mazzata? A delineare il contesto è l’ultimo bilancio di Eur Spa, la società al 90% del Tesoro e al 10% del Comune di Roma che è proprietaria delle aree su cui sorge la Nuvola.
IL DUELLO – Ebbene, il documento contabile, relativo all’esercizio 2015, informa che Eur Spa è impegnata in una maxi causa con Condotte, il gruppo che ha materialmente costruito l’opera. Quest’ultimo chiede alla società pubblica un risarcimento monstre che al momento è stimato in 210 milioni e 397 mila euro. Grosso modo è la stessa cifra per quale Condotte, oggi presieduta da Duccio Astaldi, si aggiudicò il bando di gara del 2007. Ma perché la società di costruzioni chiude questo super risarcimento? L’appaltatore, si legge nel bilancio di Eur Spa, “sostiene che l’esecuzione dei lavori sia stata perturbata dalle cause, di seguito esposte, riconducibili alla stazione appaltante”. Dopodiché le stesse cause addebitate alla società pubblica, oggi guidata dall’Ad Enrico Pazzali, sono puntualmente elencate: “profonde modifiche alla configurazione dell’opera; gravi carenze del progetto esecutivo; sospensioni dei lavori; operato della direzione lavori; indeterminatezza del termine di ultimazione dei lavori; ritardi nei pagamenti”. Insomma, un po’ di tutto. Al punto che “la richiesta risarcitoria ammonta a 202,8 milioni di euro”, e “tale ammontare concerne riserve iscritte” da Condotte. Un conto che in base a un successivo aggiornamento ha fatto salire “la domanda fino a 210,4 milioni” (anche se poi ieri Eur Spa ha precisata a La Notizia che il valore della causa è di 202,8milioni). Le riserve di cui parla il bilancio, in pratica, sono le contestazioni che Condotte ha di volta in volta iscritto in un apposito registro di contabilità. E dopo 12 varianti se ne sono accumulate tante. Si tratta di una prassi prevista dallo stesso Codice degli appalti. Il punto, però, è che su questa rivendicazione monstre per ora non è riuscito a incidere nessun tentativo di transazione tra le parti. Per questo Condotte ha citato in giudizio Eur Spa.
SVILUPPI – La società pubblica, però, al momento ostenta una certa tranquillità. Il bilancio spiega che in vista della costituzione in giudizio si è deciso “di conferire ad un tecnico esterno indipendente, particolarmente qualificato in materia, l’incarico di revisione delle riserve per acquisire la valutazione asettica del loro effettivo rilievo economico”. E “le conclusioni cui il tecnico è pervenuto enucleano la possibile consistenza di riserve per il complessivo ammontare di euro 5,8 milioni di euro”. Insomma, una stima nettamente inferiore a quella di Condotte. Al punto che il fondo rischi contenzioso di Eur Spa è rimasto fermo intorno ai 15 milioni. Ma il pericolo che la società debba versare altri soldi è tutt’altro che escluso. Anche perché sui costi al momento sostenuti per realizzare la Nuvola ognuno sembra dire quello che vuole. L’archistar Massimiliano Fuksas ha parlato di 239 milioni di euro, Eur Spa di 353 milioni, mentre il sottosegretario al Tesoro Paola De Micheli, in un’audizione in commissione bilancio della Camera dell’8 aprile del 2015, ha parlato di 467 milioni. Eur Spa sostiene che Fuksas e De Micheli hanno sbagliato rispettivamente per difetto e per eccesso. Ma ora la causa con Condotte può far salire ancora il conto finale.
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