Durano più le scosse di terremoto che la tregua politica. Perché del Governo guidato da chi ideò l’hashtag #enricostaisereno, giusto qualche giorno prima di silurare Enrico Letta, è davvero difficile fidarsi. Ma non solo per quel motivo, che ormai fa parte della storia politica. Sin dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha usato il dialogo in maniera molto disinvolta, impigliando gli interlocutori fino a metterli all’angolo. Addirittura Silvio Berlusconi è finito nella rete, accettando il Patto del Nazareno. Proprio quell’accordo non è stato rispettato sull’elezione del presidente della Repubblica, che per il Cavaliere rappresentava un passaggio fondamentale nella vita della legislatura. Così dall’impegno sulla ricostruzione alle modifiche all’Italicum, passando per la Legge di Bilancio, nessuno sembra disposto a dare più credito alle promesse di confronto del Governo dello #staisereno renziano.
CONFRONTO DI FACCIATA
Renzi, del resto, promette confronto, ma poi tira dritto. Un esempio? La commissione interna al Partito democratico per ritoccare la legge elettorale sembra già a fine corsa su un binario morto. Nei fatti non c’è l’intenzione di eliminare il pomo dalla discordia: il ballottaggio. Perciò qualsiasi dialogo è destinato ad arenarsi, restando un’operazione di facciata. Così al presidente del Consiglio non basta nemmeno costruirsi il profilo da statista – come sta facendo dando in questi giorni di emergenza nazionale – per apparire credibile agli occhi degli avversari. Come se non bastasse c’è un elemento che gioca a suo sfavore: i sondaggi del referendum del 4 dicembre indicano il barometro ancora orientato sulla maggioranza dei “no”, che renderebbe sempre più fragile la leadership di Renzi. Allora perché i rivali dovrebbero lanciargli la scialuppa di salvataggio?
SENZA TREGUA
Subito dopo la scossa di domenica mattina a Norcia, Renzi ha ovviamente teso la mano alle opposizioni, elogiando – fatta eccezione per qualche uscita infelice, come quella della senatrice dei 5 Stelle Enza Blundo sulla magnitudo taroccata – lo spirito di collaborazione. Peccato, però, che da un lato Renzi chiede unità politica ma dall’altra continua a lavorare in solitaria. Anche sulla ricostruzione il presidente del Consiglio non si degna di ascoltare le opposizioni. Forza Italia ha denunciato il “silenzio assordante del presidente del Consiglio in merito alla nostra richiesta di convocare immediatamente il Tavolo di coesione nazionale”. I capigruppo forzisti di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, hanno ricordato che l’organismo “già diverse volte si è riunito a Palazzo Chigi, con cadenza mensile, per affrontare i problemi legati al terrorismo internazionale – per condividere i prossimi passi per l’emergenza terremoto, per aiutare le Regioni colpite, per discutere di ricostruzione e di messa in sicurezza del territorio nazionale”. Da qui l’attacco: “Matteo Renzi chiede la coesione solo a parole, senza far seguire i fatti agli annunci”.