Si va dal sostegno della Via Francigena ai Costi del Non Fare; dagli Amici del Termalismo allo Sviluppo della montagna fino a quello per le Piccole botteghe artigiane. Benvenuti nel variegato (e incredibile) mondo dei cosiddetti “integruppi parlamentari”, soggetti informali costituiti da deputati e/o senatori appartenenti a gruppi parlamentari differenti che si ritrovano per discutere di una specifica materia. O che dovrebbero farlo. Perché dalla ricerca realizzata per OpenPolis – e che La Notizia pubblica in esclusiva – emerge un quadro piuttosto bislacco.
POCA TRASPARENZA E NULLA PIU’ – Sono ben 43 gli intergruppi presenti nell’attuale legislatura, che si occupano delle materie più disparate, di ampio respiro o, al contrario, estremamente settoriali; possono essere molto partecipati, anche da centinaia di deputati, oppure a fatica superano la decina di aderenti o addirittura non si riesce a sapere se abbiano avuto adesione alcuna. Di questi – si legge nella ricerca – solo una minima parte offre al grande pubblico accesso alle proprie informazioni e alle proprie attività, senza contare che una parte di essi non si può ritenere realmente operativa in termini di proposte fatte, organizzazione di eventi, atti parlamentari vari. Insomma, il dubbio è che molto spesso l’intergruppo sia soltanto un modo per farsi pubblicità e sponsorizzare il proprio nome e nulla più. Anche in questo caso, infatti, i dati sono molto interessanti: gli intergruppi che hanno prodotto o sponsorizzato proposte di legge (oltre eventualmente ad altri atti parlamentari) sono solo 13. Ovvero: circa il 30% del totale, ai quali bisogna aggiungere altri 7 intergruppi che hanno presentato solo atti diversi da proposte di legge, soprattutto mozioni e risoluzioni che aumentano la percentuale sino al 47%, poco al di sotto della metà dell’insieme.
PD ASSOLUTO – Ma non finisce qui. Nel buio fosco che avvolge gli intergruppi parlamentari e la loro composizione, emerge un dato significativo. Si legge nel dossier: “sui 15 intergruppi dei quali si conosce la lista degli aderenti, il Pd costituisce la maggioranza assoluta in 10 di questi e la maggioranza relativa in altri 4; l’intergruppo Acqua Bene Comune è l’unico caso in cui un altro gruppo parlamentare, il M5S, vanta la maggioranza assoluta degli aderenti”. La domanda nasce spontanea: a che pro realizzare un intergruppo se poi di “inter” (ovvero di legame tra più gruppi) non c’è nulla? Una domanda che, inevitabilmente, spinge sulla possibilità che dietro ci siano interessi altri.
CONFLITTI D’INTERESSE – Qualche esempio? Presto detto. Non sono pochi, ad esempio, gli intergruppi i cui promotori sono di fatto legati all’ambito di cui si vorrebbero occupare. È il caso di quello “per il terzo settore”, ideato e proposto da parlamentari che al contempo ricoprono o hanno ricoperto nel recente passato cariche in associazioni del terzo settore: da Paolo Beni (presidente Arci sino al 2014) a Filippo Fossati (presidente Unione Italiana Sport per Tutti sino all’aprile 2013), da Edoardo Patriarca (attuale presidente dell’Istituto Italiano di Donazione) ad Andrea Olivero (presidente Acli sino al 2012) e Bruno Molea (attuale presidente Associazione Italiana Cultura e Sport). Per inciso: Molea, non a caso, è anche il promotore dell’integruppo per lo Sport. Altra Casualità. Finita qui? Certo che no. Pensiamo ancora all’intergruppo “per lo sviluppo della montagna”, proposto da Enrico Borghi (Pd) che è anche presidente dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani. Tale tendenza è tuttavia rinvenibile anche in altri gruppi parlamentari, come l’intergruppo “Diritti Animali e Ambiente” di cui è proponente Michela Vittoria Brambilla che, al contempo, è anche presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente.
DAGLI AMICI DI PUTIN A QUELLI DEL RUGBY – Ma di casi curiosi, ovviamente, se ne contano a bizzeffe. Prendiamo l’intergruppo “sulla libertà dalla Droga”, nato nel luglio 2003 e rilanciato nell’aprile 2015, in occasione della presentazione di un libro, dai parlamentari Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi. “È evidente – si legge nel dossier – che questo intergruppo, più che proporsi un fine concreto e tangibile come la presentazione di una proposta di legge o altri atti parlamentari trasversali e largamente condivisi, rappresenta più un pretesto per contrastare l’attività parlamentare dell’intergruppo di ispirazione opposta e largamente partecipato sulla legalizzazione della cannabis che, proprio nelle settimana in cui i due parlamentari sopra menzionati rilanciavano la propria iniziativa, stava terminando i lavori per il deposito di una propria proposta di legge”. Uguale discorso si potrebbe fare per l’integruppo “Famiglia e Costituzione” di iniziativa del deputato Gian Luigi Gigli, che è nato per contrastare la discussione del disegno di legge che ha poi portato alle Unioni civili. Altrettanto bizzarro è l’intergruppo di iniziativa leghista “Amici di Putin” il quale ha suscitato più polemiche che adesioni (che tra l’altro al momento sono sconosciute), avente l’obiettivo nebuloso di “contribuire a pacificare i rapporti, diplomatici, politici ed economici tra Italia e la Russia”.
Ma non basta. Vi sono poi molti casi in cui l’intergruppo riguarda microinteressi e i suoi lavori sono ridotti a poche sporadiche iniziative. Sicuramente è il caso degli “Amici del rugby”: un’entità che lascia più di un dubbio non solo per l’interesse così settoriale ma anche perché finisce con l’essere copia dell’intergruppo sullo sport. Senza dimenticare, ovviamente, l’integruppo “sulla sigaretta elettronica” che si propone di sostenere in Parlamento le imprese legate alla nascente industria della e-cig. Ma la lista non finisce qui. Vi sono alcuni intergruppi aventi finalità più specificatamente “sanitarie” come, ad esempio “i problemi sociali dell’Ictus cerebrale”, “Qualità della vita del diabete”, “malattie rare”. Ma la lista degli intergruppi rivela ancora altre interessanti curiosità. Come quello che si occupa di “invecchiamento attivo” (e che per ora non ha prodotto nulla di concreto) fino all’intergruppo ideato da Marco Baldassarre (Alternativa Libera) sulle interessantissime “cirptovalute”, col chiaro intento di “studiare, approfondire e mettere in campo azioni e iniziative che permettano di esplorare la cultura delle criptovalute e al tempo stesso, non far trovare il legislatore impreparato per possibili e futuri interventi legislativi su questa materia”. Tutto molto chiaro.
QUELLI DELLA PACE CHE SI OCCUPANO DI COME DORMIRE – Vi è poi il curioso caso dell’intergruppo “per la Pace” costituito nel luglio 2013, poco dopo le ultime elezioni parlamentari, su iniziativa di Sel con la partecipazione di esponenti di tutti i principali gruppi parlamentari, che, a pochi mesi dal suo avvio, ha sostanzialmente smesso di operare. E ora il sito è letteralmente in balìa degli eventi. Basta visitarlo per scoprire che ci si occupa di tutto. Tranne che di politica. Ultimi post? “Come dormire bene”, “Quali sono i vantaggi nell’acquistare un ebook reader”. Ottimi rimedi per combattere le guerre. Esattamente come vale anche per il post “Gardaland: le attrazioni storiche che si possono visitare”.
PER LEGGERE LA RELAZIONE COMPLETA: STUDIO SUGLI INTERGRUPPI PARLAMENTARI – Jacopo Corsini