di Vittorio Pezzuto
Guido Crosetto si accende l’ennesima sigaretta e osserva: «Scorro la lista dei potenziali ministri e mi dico che qui nessuno ha ancora capito nulla di quanto accade nel Paese». E non perché a sedere a Palazzo Chigi potrebbe essere il “giovane vecchio” Enrico Letta invece del rottamatore glamour Matteo Renzi, che in questi giorni ha incassato l’endorsement di Giorgia Meloni. Per il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia sarebbe sciocco legare una scelta di schieramento a un criterio meramente anagrafico.
La questione è invece tutta politica: «Non avremmo potuto sottrarci alle nostre responsabilità se il governo che aveva in mente Napolitano fosse stato in grado di affermare una discontinuità generazionale, segnando l’inizio della terza Repubblica piuttosto che la chiusura amara e fallimentare della seconda. Così non è stato, e mi sembra difficile che in due giorni riesca una fusione a freddo tra interlocutori che non si parlano da vent’anni. Un governo non può essere sostenuto solo da una sommatoria di voti. Deve avere un’anima, mettere insieme storie e persone. E non mi sembra questo il caso». Non sarà che il suo nuovo partito preferisce accreditarsi come un piccolo Sel di centrodestra? Crosetto lo esclude: «Se ragionassimo con una vecchia logica opportunistica, ci converrebbe semmai entrare in maggioranza e strappare uno strapuntino nel governo. E poi Vendola ha siglato un’alleanza elettorale vincolante con Enrico Letta. Noi no. Agli elettori abbiamo invece promesso che non avremmo mai partecipato a un nuovo governo inciucista. E mi sembra che le caratteristiche annunciate di questo nuovo esecutivo non siano dissimili da quello fallimentare dei tecnici: nascere in un contesto di paralisi politica, grazie all’intervento diretto del Capo dello Stato e con un premier che faccia da collante al tutto. Rispetto al governo Monti, ci consola solo che la sensibilità politica di Letta (come di chiunque abbia fatto la fatica di andarsi a cercare i voti) sia esponenzialmente superiore a chi ha sempre vissuto nei salotti e nelle aule universitarie».
All’opposizione quindi, anche se «per noi il presidente del Consiglio sarà anche il nostro premier. Siamo stufi di assistere alla delegittimazione continua, soprattutto all’estero, di chi ci governa e rappresenta. Ci ripromettiamo di essere più collaborativi con Enrico Letta di quanto non lo sarà la sua stessa maggioranza. Perché quando andrà finalmente a battere i pugni in Europa, gli occorrerà disporre della forza dell’intero Paese».
Consigli al premier incaricato
Crosetto ci confida di aver già spiegato all’amico Letta che «la crisi economica non la puoi aggredire senza ricontrattare il fiscal compact e prescindendo dai vincoli di bilancio che ci sono stati imposti in sede comunitaria. Siamo già oltre il limite massimo consentito di deficit pubblico: se non rimetti in discussione questo parametro difficilmente riesci a innestare un anticorpo al declino.
Se vuoi affrontare la disoccupazione (magari con meccanismi più ampi della cassa integrazione tout court) hai bisogno di soldi. Se vuoi defiscalizzare il costo del lavoro hai bisogno di soldi. Se vuoi togliere o ridurre l’Imu hai bisogno di soldi». Concetti che nella scorsa legislatura l’ex sottosegretario ha espresso più volte a muso duro, in polemica con il ministro Giulio Tremonti. «Mi prendo il merito di averci provato. E forse non è un caso che adesso sia fuori dal Parlamento» conclude con un’ultima boccata di fumo.