L’Ape arriva il Primo maggio, giorno della Festa dei lavoratori. L’anticipo pensionistico, voluto dal Governo, è possibile se si hanno 30 anni di contributi, in caso di disoccupazione, e 35 se si è lavoratori attivi. Le misure faranno parte della Legge di Bilancio con un apposito capitolo sulle pensioni: lo stanziamento ammonterà a circa 1,5 miliardi di euro. Il tetto è fissato a 1.350 euro lordi. E subito è arrivata la polemica della Cgil. “Il Governo Renzi si rimangia la parola: 30 anni di contributi invece di 20 per l’Ape social. Gli antibiorici a Matteo Renzi non fanno effetto”, ha twittato la sigla sindacale.
“Per Renzi si scrive Ape, per me si legge truffa. Arrivare a 63, 64 o 65 ani e dover chiedere un prestito a una banca (dopo aver pagato i contributi per 35 anni) per andare in pensione, perdendo il 5% della pensione stessa per ogni anno di “anticipo”, è una rapina!”. Anche Giorgio Airaudo di Sinistra italiani ha attaccato: “Il Governo ha calato la maschera. L’ApeE punge, ma solo i lavoratori. La proposta del requisito contributivo di 36 anni sulla platea dei lavori gravosi e di 30 anni sulle altre tipologie per l’accesso all’Ape agevolata è un inganno e un modo per ridurre, e di molto, la platea. Non c’è nessun intervento sulle pensioni che aiuta i lavoratori ad andare in pensione prima. Chi ha i requisiti deve poter andare in pensione senza nessuna penalizzazione”