Matteo Renzi ha sin da subito presentato il suo come il “Governo del Fare”. Ecco, se guardassimo al tanto sbandierato Codice Appalti, dovremmo parlare, più correttamente, del “Governo del fare fumo”. Facciamo un passo indietro. È il 15 aprile 2016 quando il Consiglio dei ministri approva la legge sul Codice Appalti (la numero 50/2016). Il premier, festante, aveva parlato di un “passaggio in avanti tutt’altro che secondario”, “un’operazione che continua nella direzione di sbloccare i lavori in Italia”. Non solo. Addirittura, a detta del presidente del Consiglio, il nuovo Codice, avendo “meno norme”, avrebbe permesso una “grande battaglia contro la corruzione, che si combatte con norme più semplici non più complicate”. Meno male che Matteo c’è, insomma.
PAROLE, PAROLE, PAROLE – Peccato, però, che, come diceva nell’età classica Pindaro, “l’unico vero giudice della verità è il tempo”. Ecco: tempo e verità non sono stati clementi con il nostro Governo. Il motivo? Presto detto: da aprile, mese dell’approvazione con giubilo del Codice Appalti, è ancora tutto fermo. A parte il fumo, insomma, non c’è nulla. E dire, però, che sono passati ben sette mesi, sette mesi di nulla e poco più. LaNotizia, riprendendo i dati di Palazzo Chigi sul programma di Governo, ha contato quanti decreti attuativi occorrerebbero per rendere realmente operativo il Codice Appalti: ben trenta. Domanda: a distanza, come detto, di sette mesi, quanti ne saranno stati approvati? Due. Soltanto due. Il primo, il 17 giugno, riguardante la mera “approvazione delle tabelle dei corrispettivi commisurati al livello qualitativo delle prestazioni di progettazione”. Il secondo, invece,è stato approvato prima della pausa ferragostana e riguarda la “composizione e modalità di funzionamento della Cabina di regia”. Parliamo, in pratica, della Cabina che dovrà monitorare tutto ciò che concerne il Codice stesso e l’avanzamento dei lavori. Un ruolo centrale, insomma. Peccato ci siano voluti cinque mesi per stabilire che la Cabina sarà formata dai rappresentanti di Regioni, ministero Infrastrutture, dell’Economia, dell’Anac e della Consip.
LEGGI DIMENTICATE – Non è un caso, allora, che solo pochi giorni fa nelle commissioni riunite di Ambiente e Lavori pubblici, i rappresentanti Anci hanno aspramente criticato lo stato dell’arte e chiesto, manco a farlo apposta, “un’accelerazione dell’operazione di completamento della riforma, che attende la predisposizione ed emanazione di decreti e linee guida su aspetti di fondamentali importanza”. Dai requisiti per l’iscrizione alle stazioni appaltanti fino alle modalità di aggiornamento dei programmi di lavoro. Dei decreti non si sa nulla. Nonostante la scadenza fosse prevista entro 60 giorni dalla legge. Eppure il ministro Graziano Delrio aveva promesso “decreti entro la fine dell’estate”. Siamo a ottobre. Cadono le foglie. E le promesse.
Tw: @CarmineGazzanni