Niente scissione nel Partito democratico. Anzi un presidio costante nel partito. L’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha messo l’elmetto dopo la direzione di ieri, in cui Matteo Renzi ha fornito una cauta apertura. “Per quel che riguarda me, a portarmi fuori dal mio partito ci può riuscire solo la Pinotti… con l’esercito. Non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai un vincolo di disciplina di partito sui temi costituzionali. Questo è così da sempre ed è così per qualsiasi partito”, ha affermato.
Nel merito della questione Bersani ha ribadito la linea della minoranza dem: “Chi guarda le cose in buona fede, non può non vedere che l’incrocio tra la riforma costituzionale e l’Italicum produce una modifica profonda della forma di governo, Modifica che io ritengo negativa e – con quel che succede nel mondo – anche pericolosa”. Ma il leader della sinistra Pd ha spiegato: “Ricavo dalla giornata di ieri che si vuole tirare diritto, visto che una commissione non si nega a nessuno. Ma se si tira diritto non si potrà tirare diritto con il mio sì e quindi si tirerà diritto con il mio no”.
In chiusura del ragionamento, Bersani ha cercato di ridimensionare la portata della consultazione: “Tutti quelli che hanno responsabilità, devono dire al mondo che non andiamo all’appuntamento con il giudizio di Dio, nè con l’Apocalisse. Stiamo discutendo in di una cosa italo-italiana e il giorno dopo sul piano sociale, economico e della permanenza del governo noi saremo gli stessi del giorno prima”.
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, si è dimostrato più possibilista sul dialogo: “Renzi ha fatto un’apertura, lui è il segretario e se in un partito non ci si fida del segretario, allora quel partito è morto. Ma il premier dovrebbe abbassare i toni, invece continua a sbagliare impostazione”.” La campagna referendaria non può spaccare il Pd, così andiamo fuori strada e ormai stiamo già strusciando il guard rail”, ha concluso il candidato al congresso.