A Trieste scatta l’allarme tubercolosi: un bambino è stato contagiato dopo essere entrato in contatto con un medico addetto alle vaccinazione, scopertosi infettato. Per ora i sanitari hanno avviato solo una fase di precauzione per evitare che la malattia possa propagarsi. Il dottore è infatti venuto a contatto con altri 3.500 bambini: la preoccupazione è che anche altri abbiano potuto contrarre la patologia. Ma i primi segnali sono tranquillizzanti
La situazione sembra infatti essere sotto controllo. “Non destano preoccupazione le condizioni del bambino attualmente ricoverato al Burlo Garofolo di Trieste, risultato essere affetto dalla Tbc. Il bambino era sotto controllo a seguito del contatto avvenuto con un operatore di un Distretto sanitario di Trieste, affetto dalla patologia”, ha spiegato un bollettino medico. “Il bambino è stato sottoposto ai test e alle necessarie cure: non è nella fase contagiosa del decorso della patologia. Non si sono quindi create situazioni di potenziali, ulteriori contagi a livello di comunità”, hanno ulteriormente rassicurato i sanitari che monitorano le condizioni di salute del bambino, di cui non è stata comunicata nemmeno l’età.
Parole rassicuranti arrivano, inoltre, dal direttore generale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, Nicola Delli Quadri: “Il protocollo che abbiamo adottato è efficace e sicuro. Ci ha permesso di intercettare questo caso e non lo cambiamo”. “Continuiamo su questa strada – ha proseguito Delli Quadri – siamo vicini alle famiglie e sappiamo bene quello che stanno vivendo. Questo protocollo è valido: su diverse centinaia di test eseguiti finora abbiamo scoperto un solo caso; tutti gli altri sono risultati negativi”. Intanto il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Trieste affinché “siano svolte tutte le indagini necessarie volte a verificare se nell’operato dell’ospedale e della ASL territorialmente competente vi siano state carenze di controlli e interventi e le eventuali responsabilità, stante l’effettivo rischio di un grave danno alla salute della collettività”.