Volendo semplificare si potrebbe parlare di furbetti dell’energia elettrica. O di furbetti della bolletta. In realtà quello che sta accadendo da mesi, lontano da occhi indiscreti, sembra avere le caratteristiche di una maxispeculazione. Un panorama che diversi osservatori in Parlamento non esitano a definire allarmante. In scena ci sono gruppi elettrici che incassano soldi a palate con procedure ambigue, un regolatore che secondo le accuse è a dir poco dormiente e le famiglie italiane che tanto per cambiare subiscono la mazzata in bolletta. I pochi volenterosi che si addentrano nella vicenda si trovano di fronte a una specie di abracadabra. Parliamo degli “sbilanci volontari”, in sostanza comportamenti speculativi e anomali che alcuni operatori elettrici mettono in pratica incassando un sacco di soldi. Il tutto mentre il gestore della rete, Terna, assiste alle manovre senza darsene troppa pena, salvo poi intervenire con ingenti costi di riequilibrio del sistema, che guarda caso si scaricano in bolletta (il loro peso nel terzo trimestre dell’anno è salito del 3,3%).
IL FATTO – L’accusa alla società oggi guidata da Matteo Del Fante, durissima, è stata mossa lo scorso 20 settembre in Senato, dove è in corso un’indagine conoscitiva sui prezzi, dall’Aiget, l’associazione italiana dei grossisti di energia. La stessa associazione che può trovarsi a rappresentare gli operatori “furbetti”. Per capire lo “sbilancio volontario” occorre una premessa. L’immissione di energia elettrica nella rete gestita da Terna avviene sulla base di previsioni di fabbisogno da parte degli operatori. Capita però che le esigenze finali dei clienti siano maggiori o minori del flusso inizialmente previsto. Si creano così degli squilibri che Terna deve eliminare con il cosiddetto servizio di “dispacciamento” Gli operatori, però, possono scommettere su quale sarà l’effettivo fabbisogno. Se vincono la scommessa, immettendo energia in eccesso o in difetto rispetto alle previsioni, vengono premiati con un corrispettivo economico. E questo perché hanno aiutato il gestore della rete a mantenere il sistema in equilibrio. Se però lo fanno in modo speculativo, cioè sfruttando informazioni riservate sulla capacità trasmissiva di alcuni cavi, a sua volta non trasparentemente comunicata da Terna, allora realizzano una furbata bella e buona. Che si alimenta grazie ai costi di riequilibrio del sistema, ovvero i costi di quel dispacciamento sostenuti da Terna ma scaricati in bolletta.
IL CASO – Il presidente di Aiget, Governatori, in Senato ha denunciato una situazione “calmorosa” in Sardegna, risalente a qualche anno fa e relativa al cavo che collega l’isola al continente. “Per non dire che quel cavo di fatto era inutilizzabile”, ha argomentato Governatori sulla base delle caratteristiche dell’infrastruttura, “Terna continuava a mandare il messaggio che una determinata quantità di energia era sempre disponibile per importazione dal continente alla Sardegna”. Poi però “ogni giorno Terna era costretta a riportare verso il continente l’energia in eccesso”. Qualche venditore se ne è accorto e ne ha approfittato. La società pubblica, è l’accusa più grave dell’Aiget, non ha mai comunicato le condizioni del cavo. Ma così “ha dato un’opportunità troppo facile agli operatori in vendita che facevano in modo di fornire energia in deficit guadagnandoci poi con i premi”. Non solo, i vertici Aiget ricordano che da fine maggio è attiva un’interconnessione tra Sicilia e Calabria. Ebbene, “pochi sanno che Terna, dopo aver preso anche un premio del 2% per la puntualità nel completamento dell’opera, non è stata mai in grado di garantire il funzionamento dell’interconnessione”. Questo, ha aggiunto, “ha prolungato il blocco della trasmissibilità di energia e dei servizi di dispacciamento”. Insomma, “noi stiamo strapagando quell’investimento”. Da qui la conclusione di Governatori: “E’ fondamentale che le informazioni date da Terna al mercato siano corrette”.
IL PRECEDENTE – Il problema è a tal punto sentito che anche l’Autorità per l’energia, nel comunicato del 28 giugno in cui rilevava l’aumento della bolletta elettrica del 4,3% nel terzo trimestre del 2016, ha annunciato l’apertura di un procedimento. Ma c’è di più. In un’audizione sempre al senato del 13 settembre Marco Bruseschi, presidente del Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria, e Luigi Gabriele, responsabile degli affari regolatori dell’associazione Codici, hanno indicato in un miliardo di euro l’aumento dei costi di dispacciamento tra febbraio e giugno del 2016, che si sono tramutati in extramargini per alcuni gruppi elettrici. Nella stessa audizione a palazzo Madama è stato Alberto Bianchi, vicepresidente del Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria, a riferire che questo aumento di costi “è stato determinato dalle politiche seguite da società come Eph, Sorgenia ed Enel, relativamente alle centrali di Fiumesanto in Sardegna e di Modugno e Brindisi in Puglia”.
LE RISPOSTE – Naturalmente La Notizia ha chiesto conto a Terna di queste situazioni. Quanto alla denuncia dell’Aiget sulle disfunzioni del cavo che unisce Sardegna e continente, la società di Del Fante ha fatto sapere che “ha sempre agito nel rispetto delle regole e nella massima trasparenza”. In più ha aggiunto che “tutti gli esiti dell’attività di approvvigionamento, di cui Terna è responsabile, erano e sono pubblicati tempestivamente e più volte al giorno sul suo sito, proprio al fine di garantire la massima trasparenza”. Infine il gruppo ha difeso “i benefici derivanti dal collegamento elettrico della Sardegna con la penisola, il Sapei”. Benefici che a dire della società “sono facilmente riscontrabili dall’andamento dei prezzi dell’energia negli anni, che sono pubblici ed evidenziano il graduale allineamento del prezzo zonale della Sardegna con il presso unico nazionale, con grandi risparmi per tutto il sistema elettrico”. In riferimento alle accuse di Aiget sul non funzionamento dell’interconnessone Sicilia-Calabria, Terna ha sostenuto che “l’elettrodotto è regolarmente funzionante e anche in questo caso il beneficio è facilmente riscontrabile ogni giorno dai dati del prezzo zonale della Sicilia, che grazie a quest’opera si è gradualmente allineato al prezzo unico nazionale”. Una difesa che però appare del tutto protocollare, considerando che la stessa Autorità per l’energia, nell’annunciare lo scorso 28 luglio nuove regole per contrastare costi impropri del dispacciamento, ha previsto “ulteriori verifiche mensili a consuntivo da parte di Terna per monitore il buon funzionamento del mercato”. Se tutto va davvero così bene perché a Terna sono state chieste più puntuali verifiche?
Twitter: @SSansonetti