Siamo alla prima pausa dal campionato di Serie A dopo un tour de force che ci ha portati, in men che non si dica, dalla prima giornata alla settima in un batter d’occhio. E, dopo sette giornate, è più che lecito fare i primi bilanci. Bilanci che confermano nitidamente le aspettative: questa Juventus formato HD (Gonzalo Higuain – Paulo Dybala) è indomabile. La partita di ieri è l’emblema di cosa voglia dire avere un tank in campo: dopo 45 minuti di monotonia con l’Empoli dove i pochi sprazzi sono stati regalati, paradossalmente, dalla squadra toscana, sono bastati cinque minuti di orologio ai ragazzi di Massimiliano Allegri per archiviare (con goleada) il match. E qual è la cosa più mostruosa? Semplice: che è evidente che i bianconeri ancora non hanno trovato la forma ideale. Non l’ha trovata Miralem Pjanic in mezzo al campo, non l’ha trovato il Pipita che ancora non è entrato nei meccanismi di squadra; senza dimenticare – particolare non da poco – che tra circa un mese potremo rivedere sul campo un certo Claudio Marchisio. Semplicemente un centrocampista tra i più quotati, almeno in Italia.
SARRI NON CAMBIA MAI – Sarà dura, dunque, per le inseguitrici mantenere il passo. Specie se, nel frattempo, le dirette avversarie buttano all’aria occasioni e punti. A cominciare dal Napoli. Maurizio Sarri è senza ombra di dubbio uno degli allenatori più competenti sul palcoscenico calcistico italiano. Probabilmente è sua la squadra che, seppur tra alti e bassi, sta esprimendo il miglior calcio. Ma ha un difetto. Inequivocabile: già con l’Empoli e ora col Napoli, la squadra di Sarri ruota costantemente attorno a 13-14 giocatori. Non uno di più. Ed ecco allora che, ieri come anche nei precedenti match, il turn-over per i partenopei è stato assolutamente risicato. A parte le staffette Mertens – Insigne, Allan – Zeilinski, Hysaj – Maggio, Milik – Gabbiadini, zero è stato fatto. Sempre in campo giocatori come Hamsik, Jorginho, Koulibaly. Giocatori formidabili, certo. Ma che a lungo andare hanno inevitabilmente accumulato stanchezza. E allora non sorprende la sconfitta di Bergamo con l’Atalanta di Gasperini. La domanda rimane, imperitura nella testa di commentatori e tifosi: ma se il mister avesse inserito prima nei meccanismi di squadra giocatori come Rog, Diawara e Maksimovic (parliamoci chiaro: ha iniziato a giocare solo per l’infortunio di Raul Albiol), non sarebbe stato meglio? Ai posteri l’ardua sentenza.
DE BOER E IL MAL DI TESTA – Capitolo a parte per l’Inter. Mal di testa. Follia. Illogicità. Se volessimo sintetizzare, in climax ascendente, le ultime performance nerazzurre, potremmo chiuderla qui. Ottima partita con la Juventus (se la squadra di Frank De Boer giocasse sempre a quei ritmi, non ce ne sarebbe davvero per nessuno), bene con l’Empoli. Dopodiché il gelo. Pari (strappato) con il Bologna. E dopo aver riposato con lo Sparta Praga (no, dai, ditecelo: nessuno è sceso in campo. Durante la prima mezz’ora della partita i giocatori non si erano accorti di nulla e stavano ancora camminando per il campo per studiare la condizione del manto erboso), la partita con la Roma ha mostrato un mediocre attacco (Icardi ha continuato per buoni sessanta minuti a giocare a nascondino) e una difesa. Burrosa più che pessima. E, dispiace dirlo, ma il sempre in forma Miranda ieri ha fatto rimpiangere finanche Ranocchia che, forse (ma anche qui è tutto da dimostrare), avrebbe fatto meglio.
PUNTO INTERROMATIVO – A proposito di Roma: anche qui, per ora, si vola su alti e bassi. Ma la squadra di Luciano Spalletti potrebbe regalare sorprese. Per ora rimane abbarbicata alle posizioni di vetta, ma vedremo se saprà continuare a collezionare vittorie e buone prestazioni come quella con l’Inter. Tutto dipenderà soprattutto dalla testa di giocatori “caldi” come Daniele De Rossi e Radja Nainggolan, dai piedi (per ora “funzionanti”) di Edin Dzeko e dalle mani (per ora “funzionanti”) del portiere dal nome più incomprensibile di tutti i tempi, Wojciech Szczęsny. Per il resto, è uno spettacolo vedere in campo Alessandro Florenzi. Un giocatore come pochi. Che tutti gli allenatori vorrebbero allenare. Che tutti i tifosi vorrebbero acclamare.
BRAVI MONTELLA E INZAGHI – Chiudiamo la nostra breve carrellata con Milan e Lazio. Un plauso a due allenatori come Simone Inzaghi e Vincenzo Montella. Allenatori che non amano schermi, interviste e flash dei paparazzi. Ma a cui piace il bel gioco. Entrambi partivano da una situazione non facile: uno – Inzaghi – alle prese con una tifoseria inesistente, un presidente più interessato alle passerelle e ai palazzi di potere che a regalare gioie agli aquilotti e, di mezzo, una squadra che, vista la situazione, potrebbe esplodere da un momento all’altro schiacciata tra questi due pesi; l’altro – Montella – con la greve responsabilità di dover fare risultati (al Milan non è consentito fare altro) con un organico che troverebbe difficile vincere anche nel campionato lettone. Entrambi stanno riuscendo nel loro intento. Col merito di ridar vita a tifoserie che, in attesa di risultati, erano andate in violento letargo.
BRAVI DE ZERBI, DI FRANCESCO E MIHA – Per il resto, vedremo ora alla ripresa cosa accadrà. Attenzione al bel Torino del bravo Sinisa Mihajlovic e all’ormai-non-più-sorpresa del Sassuolo di Eusebio Di Francesco (a proposito: sacrosante le sue proteste per il rigore di ieri fischiato su “fallo” su Niang). Continuano a vedersela maluccio Crotone, Pescara ed Empoli. Se non riusciranno a smuovere prima di subito la classifica, sarà molto difficile per loro. Esattamente come ha fatto il Palermo, con l’acquisto sulla panchina di De Zerbi, un allenatore poco conosciuto. Ma un che “ha stoffa”. E si vede lontano un miglio. Il Palermo, con lui, farà senz’altro un grande campionato (anche qui: con giocatori non di primo peso). Ovvio: a meno che il buon Zamparini non vada nuovamente fuori di testa. Staremo a vedere. Per ora buona pausa. E buona Serie A.
Tw: @CarmineGazzanni