Il Paese è senza governo e il secondo partito più votato alle elezioni non ha più un leader. La tensione politica in Spagna è sempre più alta dopo le dimissioni di Pedro Sanchez da segretario del Psoe, il partito socialista. La lotta interna è stata così vinta da Susana Diaz, presidente della regione Andalusia, da tempo in rotta con la linea politica del numero uno socialista. La leadership temporanea dovrebbe essere assunta da Javier Fernandez, considerato un alleato della Diaz, e attuale governatore delle Asturie. Ma sarà un comitato collegiale a pilotare il Psoe all’elezione del segretario.
La riunione che ha portato al passo indietro di Sanchez è stata politicamente drammatica con la conta tra fedelissimi e avversari che alla fine hanno prevalso, respingendo la mozione per la convocazione di un congresso a metà novembre. Il problema dei socialisti coinvolge comunque l’intera Spagna: entro fine ottobre bisogna formare un governo per evitare le elezioni (per la terza volta in un anno). La linea dei socialisti, finora, era quella di respingere qualsiasi ipotesi di accordo con il premier uscente, il popolare Mariano Rajoy. L’intransigenza di Sanchez ha creato sempre più malcontenti, anche se le divergenze esistevano ben prima della difficoltà a formare una maggioranza in Parlamento. Fino alla resa dei conti avvenuta nelle ultime ore.
“Oggi dobbiamo essere fieri di far parte del Partito socialista più del solito. Il corpo dirigenziale che sarà formato può contare sulla mia totale lealtà”, ha dichiarato il segretario dimissionario, lasciando intendere di non voler spaccare ulteriormente il partito. Ma alle parole bisogna vedere quali fatti seguiranno.