Sono fermi in un autoparco a Decimomannu (Cagliari). Nuovi di zecca, senza nemmeno essere stati immatricolati. Circostanza che di fatto li rende inutilizzabili, malgrado il loro impiego sia indispensabile, soprattutto in questo periodo. Stiamo parlando di sette nuovi mezzi pesanti Unimog Mercedes che la Forestas, la nuova agenzia che da agosto scorso ha preso il posto dell’Ente foreste della Sardegna (oltre 6.500 dipendenti, compresi 1.600 stagionali), ha acquistato per rinnovare il proprio parco auto e per fare fronte all’emergenza degli incendi boschivi che ogni anno, d’estate, colpisce la Regione. Ad aggiudicarsi l’appalto da 1,2 milioni di euro, a giugno 2015, è stata la Glm Srl di Elmas (Cagliari). Società che si è poi rivolta alla bresciana Divitec per gli allestimenti antincendi e alla Daf Eurocomi di Sassari per la fornitura delle vetture.
SEMAFORO ROSSO – Eppure ad un certo punto qualcosa è andato storto. Tanto che, come detto, ad oggi – nonostante siano stati consegnati tre mesi fa – i mezzi non sono ancora disponibili. Il motivo, come ha riportato il sito Sardinia Post, è ascrivile alle “difficoltà del bilancio 2016 che non ha consentito di dar corso al pagamento” dei sette automezzi, i quali pertanto sono “in attesa dell’immatricolazione per lo schieramento”. Una difficoltà, ha spiegato la Forestas in una nota, che “sarà a breve superata con l’approvazione del nuovo bilancio di previsione, che consentirà di rendere operativo l’intero parco automezzi in vista degli importanti interventi (si spera nel minor numero possibile) che potranno essere richiesti dalla protezione civile o nel finale della campagna AIB” (Antincendio boschivo 2016, ndr).
I NUMERI – L’unica cosa certa, al momento, sono le cifre. “L’importo di aggiudicazione”, si legge ancora nel comunicato diffuso dall’ente, “è di euro 180.301,88 per singolo automezzo” (1,2 milioni in totale, appunto). Tanti soldi. Ma a verbale, a dire il vero, va messo anche un altro aspetto. A pagina 9 del bando di gara citato in precedenza, è scritto infatti che “le consegne dovranno avvenire entro il termine di 180 giorni naturali e consecutivi dalla data dell’ordine esecutivo, a seguito di stipula del contratto o di approvazione qualora lo stesso sia espressamente sottoposto a condizione sospensiva”. Non solo. “Per i ritardi nelle consegne verranno applicate le penali previste nel disciplinare – dice ancora il documento –. L’impresa potrà chiedere la proroga dei termini di consegna solo per impedimenti o ritardi dovuti a cause di forza maggiore (alluvioni, incendi, scioperi, terremoti, ecc) debitamente dimostrate con idonea documentazione”. Proroga che “dovrà essere formalmente concessa dall’Amministrazione”. Ma di mesi, invece di sei (cioè 180 giorni), ne sono passati dodici. Chissà quanti altri ne dovranno passare prima di vedere finalmente i mezzi in azione.