Duro con gli statali, tenero con i concorsi scandalo. Il Governo ignora il problema dirigenti per le Agenzie fiscali

Il Governo mostra i muscoli con i dipendenti pubblici. Ma si gira dall’altra parte quando c’è qualche bufera che ha colpito le agenzie fiscali.

Il Governo mostra i muscoli con i dipendenti pubblici, sbandierando il vessillo della lotta ai fannulloni. Ma si gira dall’altra parte quando c’è qualche bufera, come quella che si è abbattuta sull’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Nonostante la situazione sia talmente intricata che la Procura di Roma ha dovuto disporre una perquisizione. Il Movimento 5 Stelle ha quindi presentato un’interpellanza per chiedere un chiarimento al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Anche perché i pentastellati hanno ravvisato un intreccio tra i funzionari ministeriali e quelli delle agenzie fiscali. Con l’eterno problema del confine labile tra controllori e controllati.

CONCORSO DUBBIO
Il caos è iniziato con il concorso, risalnte al 2013, per 69 dirigenti di seconda fascia destinati all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che si occupa delle verifiche doganali e degli adempimenti dei concessionari nel settore dei giochi. La graduatoria è stata bloccata dal Tar del Lazio. Il motivo? “I componenti della commissione non hanno dato prova di affidabilità nell’esecuzione dei compiti a loro affidati”, si legge nell’interpellanza dai 5 Stelle. E non solo. Il testo della sentenza del Tar dà “l’idea di una commissione esaminatrice che ha agito quantomeno con superficialità e approssimazione”, incalza Daniele Pesco, deputato del M5S e primo firmatario del documento depositato alla Camera. A questo punto si è creato l’imbuto denunciato dal Movimento. L’Agenzia ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che ha smorzato il pronunciamento di primo grado, chiedendo una nuova correzione “dei soli elaborati già giudicati inidonei da tutti i commissari”, ma senza intervenire sulla graduatoria.

PORTE GIREVOLI
L’interpellanza punta perciò il dito contro la formazione del collegio “presieduto da Filippo Patroni Griffi, tornato a svolgere attività giurisdizionale dopo essere stato prima ministro per la Pubblica amministrazione con il Governo Monti e poi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con il Governo Letta”. Proprio Patroni Griffi ha dovuto pronunciarsi su un fatto che vedeva come soggetto interessato il capo di Gabinetto del Mef, Roberto Garofali già capo di gabinetto dello “stesso Ministro per la pubblica amministrazione Patroni Griffi”. Certo, niente di vietato, né di illegale. “Ma non verremo fuori da situazioni come quella dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, finché non ci sarà una separazione delle carriere tra chi opera nei ministeri e chi invece ricopre incarichi nella agenzie controllate. Spesso i componenti del Consiglio di Stato hanno ricoperto ruoli di vertice nei gabinetti dei Ministeri. E in caso di contenziosi amministrativi, pe altro molto frequenti, si ritrovano a giudicare sé stessi o loro colleghi.”, dice a La Notizia Daniele Pesco. “Il problema – chiosa il deputato – è che il sistema è al collasso, perché c’è una difficoltà a reperire figure dirigenziali a causa di queste controversie nei concorsi”.