Bum bum bum, ogni giorno una sparata più grossa. Aumenti per tutti con la quattordicesima mensilità, pensioni anticipate pagando due soldi e adesso il colpo finale nella girandola dei fuochi d’artificio, il botto più forte che rintrona lo spettatore e lo lascia immerso in quel mondo di fiaba e di colori: il ponte di Messina si farà. Il nostro premier deve aver scoperto qualche buona cantina per uscirsene con queste dichiarazioni a raffica, ben sapendo che di soldi non ce ne sono neppure per presentare una legge di stabilità senza nuove tasse e montagne di tagli alla spesa. Nel suo promettere quello che non può fare, Renzi però afferma un concetto sacrosanto: il Paese per ripartire ha bisogno di muoversi e quindi di sbloccare le opere, di mettere più soldi in tasca agli italiani e di creare occasioni di lavoro favorendo il ricambio generazionale. Peccato che non ci dica come fare tutto questo, indicando quali sono le priorità e i sacrifici necessari. Così non solo il premier perde ogni credibilità ma anche le opere annunciate sembrano barzellette. Peccato però che il conto di un ponte promesso da decenni non faccia ridere nessuno.
L'Editoriale