Prendere tempo non è sempre la migliore soluzione possibile. La mossa del Governo di spostare fino al quattro dicembre il referendum esporrà Renzi a un triplo voto di gradimento: sulla riforma, sulla stessa testa del premier e sulla legge di stabilità che proprio nell’ultimo mese dell’anno è inevitabilmente al centro dell’attenzione, con la solita sfilza di tagli per far quadrare un bilancio reso ancora più difficile dalle basse previsioni di crescita dell’economia. Per Palazzo Chigi il fattore tempo è però determinante. Serve per convincere la Merkel e l’Europa a darci quella flessibilità sui conti senza la quale le urne rischiano di diventare un plebiscito contro l’Esecutivo. Uno scenario che a Berlino non conviene di certo, a meno di non voler immaginare anche in Italia una possibile riedizione della vicenda Tsipras in Grecia, con lo scioglimento delle Camere e una possibilissima affermazione dei 5 Stelle. Di tempo, però, l’Esecutivo ne avrebbe bisogno persino di più per risalire nei sondaggi che vedono sempre più italiani incerti della bontà delle modifiche alla Costituzione. Un compito che suggerirebbe di spostare le urne a dicembre meglio del 2050.
L'Editoriale