La tregua in Siria è stata interrotta nel modo peggiore. Con le bombe che hanno colpito un convoglio delle Nazioni Unite pieno di aiuti destinati alle popolazioni di Aleppo stremate dalla guerra. “Al momento non abbiamo una visione completa di quello che è successo, ma abbiamo preso la decisione di sospendere tutte le operazioni umanitarie dei convogli sul terreno”, ha annunciato l’Onu. Il regime di Damasco e l’alleato russo hanno subito dichiarato di non aver nulla a che fare con l’attacco. I jet “non hanno effettuato raid sul convoglio umanitario delle Nazioni Unite nel sud-ovest di Aleppo, in Siria”, ha riferito il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. Ma la versione non ha convinto.
Il segretario generale Ban ki-Moon ha usato parole durissime per commentare la strage: “Gli operatori che consegnavano aiuti erano eroi, quelli che li hanno bombardati sono codardi. Quando pensavamo che non potesse andare peggio, si è scesi ancora più in basso”. E non è mancato l’attacco al presidente siriano Bashar Assad: “Il futuro della Siria non deve dipendere dal destino di un solo uomo”. Gli Stati Uniti hanno assunto una posizione critica nei confronti della Russia. “I siriani non avevano fatto un accordo, sono i russi ad averlo sottoscritto”, ha ricordato il segretario di Stato John Kerry. “Quindi dobbiamo vedere come hanno intenzione di muoversi loro. Il punto più importante è che da Mosca siano in grado di controllare Assad, che bombarda in modo indiscriminato anche i convogli umanitari”, ha aggiunto il capo della diplomazia di Washington. Un clima che lascia presagire il peggio: l’archiviazione della parentesi di tregua.