Un impegno per “provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione”. Perché “un’ulteriore stretta dei controlli alle frontiere e il rigetto di ogni forma di accoglienza sono dietro l’angolo in un numero crescente di Paesi”. E”l’Italia deve uscire dall’idea di essere una piattaforma di prima accoglienza”. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha messo nero su bianco le sue idee per gestire l’arrivo dei migranti, che sta interessando in maniera particolare la città che amministra. E il suo ragionamento finirà per animare il dibattito nel Partito democratico.
In una lettera a La Repubblica, infatti, Sala ha lanciato un messaggio al Governo, affinché individui una nuova strategia, senza lesinare critiche a Bruxelles: “In tema di immigrazione è tempo di prendere atto che le condizioni intorno a noi sono profondamente mutate. Non definiamola più emergenza, oggi siamo nel pieno di una dolorosa, costante problematica da gestire. Centinaia di migliaia di persone fuggono la guerra, la fame e la persecuzione. L’Unione Europea dimostra tutta la fragilità della sua politica, che sta rapidamente diventando impotenza”. E addirittura l’Ue viene definita “più un ostacolo che un sostegno” sulla strada delle politiche di integrazione.
Il sindaco di Milano elogia comunque l’approccio dell’Italia che “sta faticosamente facendo la sua parte” e “questo va detto chiaro e forte”. Ma serve un cambio di passo: “La questione non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano, ma che il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione”. E nella pratica fornisce un suggerimento: “Il Governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme e così via. A supporto del lavoro del Ministero degli Interni”.