Vladimir Putin celebra la propria vittoria alle elezioni in Russia. Il voto per il rinnovamento della Duma, la Camera bassa composta da 450 deputati, si annuncia con un esito scontato. Perché il partito Russia Unita, formalmente guidato da Dmitry Medvedev ma comandato dallo Zar Putin, ha ottenuto la maggioranza dei seggi, nonostante il nuovo sistema elettorale possa penalizzarlo. La legge prevede che metà dei rappresentanti sono eletti con collegi uninominali e l’altra metà con le liste bloccate e sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5%.
Le previsioni, peraltro, non erano eccezionali per il presidente in carica. Nel 2011 il suo partito si era fermato al 49%, facendo segnare un pesante arretramento rispetto al passato, favorendo anche le proteste delle opposizioni. Per il 2016 si pensava a un ulteriore arretramento. Ma gli exit poll hanno comunque scongiurato gran parte delle preoccupazioni: il partito del presidente ha sostanzialmente tenuto, nonostante un calo di affluenza nelle grandi città, Mosca e San Pietroburgo. “Nel nostro paese abbiamo visto che durante la campagna elettorale per le elezioni alla Duma ci sono stati tentativi di manipolare l’opinione pubblica, con riferimenti a questioni sì delicate, ma molto lontane da ciò che interessa veramente a milioni di russi”, aveva attaccato il presidente, confermando indirettamente i timori per una perdita di voti.
D’altra parte tra gli avversari nessuno preoccupa realmente il numero uno del Cremlino. In crescita ci sono i nazionalisti del Partito liberal-democratico, Vladimir Zhirinovsky, che di fatto sostiene le politiche governative: sono al 17%. Altrettanto innocui sono i “reduci” del Partito comunista, sopra il 15%. Non sono un pericolo neppure le posizioni dei socialdemocratici di Russia Giusta, perfettamente integrati nel sistema politico russo e fermi al 6%. Invece le varie forze anti-Putin si presentano in maniera frammentata: nessuno di loro è riuscito nemmeno ad avvicinarsi alla soglia del 5%, giocandosi la possibilità di entrare nella Duma nei collegi uninominali.