Tutto è andato come previsto: Dilma Rousseff è stata destituita dalla carica di presidente del Brasile. Il voto del Senato ha completato la procedura di impeachment: 61 i voti favorevoli e appena 20 i contrari. Al suo posto si insedierà Michel Temer, ritenuto uno degli ideatori dell’operazione di defenestrazione della Rousseff, che di fatto ha perso il potere pur senza essere indagata. Le inchieste hanno travolto molti esponenti del suo partito, ma lei non è stata direttamente coinvolto. L’impeachment si è basato sulla dilazione dei pagamenti dei debiti per cercare di far apparire più sano il bilancio statale: da qui l’accusa, tutta politica (e non quindi giudiziaria), di aver gestito in maniera opaca i soldi pubblici.
Nel suo intervento al Senato, Dilma Rousseff ha detto di essere vittima di un complotto ordito dai suoi nemici politici. Ma queste parole non hanno convinto i senatori. Anche Romario, ex stella del calcio brasiliano, ha votato a favore della destituzione, nonostante fosse tra gli incerti. Ora bisognerà attendere il pronunciamento del Parlamento sull’interdizione della Rousseff dagli incarichi pubblici, secondo quanto prevede la Costituzione. Per la prima presidente della storia del Brasile, si tratta di un epilogo molto amaro, per quanto prevedibile vista l’evoluzione dei fatti negli ultimi mesi.
Michel Temer assume pieni poteri: resterà presidente, salvo incidenti di percorso, fino al 2018. Ma per il Brasile si apre una fase nuova, che sembra più vicina a una democrazia parlamentare che presidenziale. L’intero Paese scopre che il Parlamento può cacciare il presidente eletto dal popolo.