Un presidente-autocrate, al potere dai tempi dell’Urss, in fin di vita. O addirittura già morto. Che lascia il suo popolo nel mistero, oltre che nella totale incertezza: perché dalla caduta del Muro di Berlino non c’è stato nessun altro presidente se non lui. La storia di Islam Karimov, 78 anni e capo dello Stato in Uzbekistan dal 1989, sembra uscita fuori da una pellicola cinematografica. E invece è tutto reale. Il leader politico uzbeko è ufficialmente ricoverato in ospedale per “un’emorragia cerebrale”, ha riferito la figlia Lola. Ma altre fonti sostengono che in realtà sia già spirato e si sta organizzando la sua successione evitando tensioni. La tesi è basata su un altro fatto: per la giornata di lunedì era già programmato il ricovero di Karimov, a conferma di uno stato di salute non buono.
Karimov è il padre-padrone della Repubblica uzbeka: in barba alla Costituzione ha superato abbondantemente i due mandati presidenziali e ogni elezione è stata considerata al di sotto degli standard democratici dagli osservatori indipendenti. Nel 2005, poi, nella città di Andijan si è consumata una delle stragi più atroci della storia contemporanea, seconda solo a Tienamen: un gruppo di manifestanti, radunato per protestare contro l’arresto di alcuni imprenditori dissidenti, è stato ucciso dai soldati intervenuti sul posto. Secondo notizie trapelate su quel massacro, le vittime sono state centinaia. E altri episodi di rapimenti e violenze ci sarebbero stati sui feriti ricoverati in ospedale. Tuttavia, il presidente dell’Uzbeskistan non è mai davvero finito in una blacklist: sia la Russia che gli Stati Uniti lo considerano come un alleato fondamentale nella lotta al fondamentalismo islamico.