Chi l’ha detto che solo le aziende italiane sono terra di conquista per gruppi esteri? Terna, per esempio, sembra intenzionata a dimostrare molto presto il contrario. Peccato che per farlo rischia di sprofondare in un conflitto d’interessi la cui fisionomia sembra già piuttosto chiara. A fine anno, a quanto pare, la società italiana che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica proverà a rilevare una quota di minoranza (24%) dell’omologa società greca Admie. Un progetto che in realtà è in caldo da qualche anno. A contenderle il “boccone” ellenico ci sarà, tra gli altri, il gruppo cinese State Grid. Fin qui tutto bene, se non fosse che State Grid è allo stesso tempo un azionista “pesante” di Terna, sebbene indiretto. Si dà infatti il caso che i cinesi abbiano in pancia il 35% di Cdp reti, il veicolo della Cassa Depositi e Prestiti che detiene direttamente il 29,85%.
L’INCROCIO
In pratica Terna, in compagnia del fondo F2i, vuole comprare un pezzo della greca Admie in competizione con il suo azionista cinese. Il quale, indiretto quanto si vuole, esprime un suo rappresentate, Yunpeng He, nel Cda della società guidata dall’Ad Matteo Del Fante. Non sarà che i cinesi avranno accesso privilegiato alle caratteristiche dell’offerta che Terna farà per la quota di Admie? Dall’ufficio di stampa della società dei tralicci fanno sapere che “non esiste alcun conflitto d’interesse”, dal momento che “il consigliere espresso da State Grid non parteciperà alle sessioni del Cda che affronteranno il tema della privatizzazione del 24% di Admie”. Ma è davvero sufficiente chiudere ai cinesi le porte del Cda per qualche ora? Sul punto la società si limita a far presente che “è sbagliato” pensare a un’ipotesi di accesso privilegiato a informazioni. Di sicuro queste settimane per Terna sono state movimentate anche da un articolo dell’Espresso secondo il quale presunte anomalie sul servizio di dispacciamento gestito dalla società avrebbero consentito, tra gennaio e giugno, ad alcuni gruppi energetici di mettere a segno margini di guadagno superiori di circa un miliardo di euro rispetto alle condizioni ordinarie. In cima ci sarebbe l’Enel, con un margine salito di oltre 400 milioni. Sulla questione, sempre dall’ufficio stampa, hanno fatto sapere che non si è trattato di un’anomalia, ma “di un aggravio dei costi di approvvigionamento dell’energia”. E hanno rimesso la palla nel campo dell’Autorità per l’energia, che “ha avviato un’indagine conoscitiva per far luce sulle responsabilità e su eventuali comportamenti opportunistici messi in atto da alcuni operatori”. Certo è che i contatti tra Terna e alcuni operatori a volte si fanno particolarmente intensi.
PASSAGGI
Nell’ultimo anno la società di Del Fante ha reclutato due top manager con recenti trascorsi in Enel: Luigi Michi, capo strategie e sviluppo della società dei tralicci, e Fabio Bulgarelli, capo affari regolatori. Per alcuni si pone un rischio di commistione sin troppo evidente. Ma non per Terna, che anzi vi vede “un valore aggiunto”. Insomma, per la società tutto fila liscio. Sarà anche per questo, chissà, che lo scorso maggio Del Fante ha trovato un po’ di tempo per partecipare alla Mille Miglia 2016 (anche se all’ufficio stampa “non sono noti gli aspetti che riguardano la sfera personale dell’amministratore delegato). C’è chi dice che l’Ad in cuor suo ambisca a diventare il numero uno dell’Enel. Operazione che potrebbe essere resa possibile nel caso in cui l’Ad del gruppo elettrico, Francesco Starace, un domani facesse il salto in Eni al posto di Claudio Descalzi. Ma forse la triangolazione non è così semplice.
Twitter: @SSansonetti