Ci mancava solo un remake della Guerra Fredda nella campagna elettorale per le presidenziali statunitensi. La candidata democratica Hillary Clinton ha sollevato un polverone, sostenendo che la Russia di aver orchestrato l‘azione di hackeraggio delle mail del partito. E Vladimir Putin, attraverso dei portavoce, ha rispedito al mittente le accuse.
“È semplicemente scandaloso e un segno di debolezza arrivare a questo tipo di argomentazioni. La mia posizione è basata sul fatto che gli americani non hanno presentato e non presentano nessuna lamentela ufficiale”, ha dichiarato l’ambasciatore Andrei Krutitskikh, rappresentante speciale di Putin per la cooperazione internazionale nella sicurezza informatica. “Se si vuole andare in fondo alla questione, si tratta di tentativi di intromettersi in affari interni. Perciò reagiamo a ciò molto seriamente, perché sembra piuttosto offensivo e indegno del livello stesso della campagna elettorale presidenziale”, ha aggiunto il diplomatico. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha fatto notare poi un altro aspetto: “Accusare hacker russi di alcune azioni non è la stessa cosa che accusare la leadership russa o il governo russo”. Insomma, Mosca non vuole sentire ragioni di fronte al coinvolgimento in questo caso.
Eppure la Clinton aveva chiaramente parlato di “servizi di intelligence russi hanno hackerato il Dnc e sappiamo che hanno organizzato la diffusione di molte di quelle email”. Quindi “la Russia ha anche organizzato il rilascio delle email del Democratic Nazional Commitee”, ha tuonato l’ex first lady.