Dopo i 23 morti accertati, arriva la prima vera certezza: il treno che arrivava da Andria non doveva muoversi dalla stazione. La Procura di Trani ha messo il primo tassello nell’indagine sulla strage nelle campagne pugliesi e iscrive i primi nominativi nel registro degli indagati. Ma, hanno detto chiaramente i pm, è riduttivo parlare soltanto di errore umano. È da questo assunto che si stanno muovendo gli inquirenti che indagano, per ora, per disastro e omicidio colposo plurimo. Nel registro, a oggi, sono finiti i dipendenti di Ferrotramviaria che erano in servizio nelle stazioni di Andria e Corato al momento dell’incidente: i due capistazione – Vito Piccarreta (in servizio ad Andria) e Alessio Porcelli (Corato) – più il responsabile movimento della stazione di Andria.
GIALLO – Intanto, dai parenti di una delle vittime spunta una ricostruzione inedita che la Procura sta ora vagliando (e che per ora ha fatto sapere di non confermare): i passeggeri del treno partito da Andria – quello che poi si è scontrato col convoglio in arrivo da Corato – sarebbero stati fatti scendere dal primo treno, fermo sul binario 1, per salire su un secondo convoglio, fermo sul binario 2 e che sarebbe quindi partito in ritardo. A riferirlo sono la moglie e figlia di Enrico Castellano, una delle 23 vittime, riportando la voce di alcuni dei sopravvissuti. La voce sarebbe stata confermata anche da altri parenti delle vittime. Ecco, se così fosse, la causa dell’incidente potrebbe risiedere proprio nel cambio treno. La comunicazione tra i capistazione per il via libera – si ipotizza ora – si sarebbe basata sul primo treno e sull’orario di partenza di questo, che però non è più partito. E non sul secondo che invece è partito in ritardo rispetto al primo.
TRE LIVELLI – Ciò che intanto pare certo è che il pool di 5 pm di Trani, diretti da Francesco Giannella, mira a far luce su diversi aspetti. Non solo sulle responsabilità individuali, ma anche sulla sicurezza dei controlli da parte degli enti e sulla questione del raddoppio della linea, la sua messa in sicurezza e l’uso dei fondi. Tutto questo per arrivare all’individuazione di altri soggetti che potrebbero aver avuto ruoli tutt’altro che secondari.