C’è stato spazio anche per il disastro ferroviario nell’intervento di Raffaele Cantone al Senato. Secondo il presidente dell’Anac la strage in Puglia evidenzierebbe un dato incontrovertibile: “un oggettivo collegamento con la corruzione“. Lo scontro fra due convogli, ha detto l’ex magistrato alla presentazione della relazione 2015 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, “è frutto probabilmente di un errore umano, ma anche conseguenza di un problema atavico del nostro Paese di mettere in campo infrastrutture adeguate ed una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione”. Molte opere pubbliche, soprattutto al Sud, si sono “arenate”, come “l’anello ferroviario di Palermo che, messo a bando nel giugno 2006, nell’ottobre 2015 registrava un avanzamento fisico pari al 3% dell’importo dei lavori, e dell’autostrada A14 Bologna-Taranto, per la quale sono stati sottoscritti ben tre accordi transattivi”.
BUCHI E RITARDI – L’intervento del presidente dell’Anac in Senato, alla presenza fra gli altri del presidente dell’assemblea di Palazzo Madama Pietro Grasso e del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, è stato però anche un atto d’accusa sulle troppe cose che ancora non funzionano a dovere nel contrasto alle tangenti, dall’implementazione del “whistleblowing” – la segnalazione di illeciti e malaffare dall’interno di enti e aziende – ai piani anticorruzione della pubblica amministrazione, dalla trasparenza degli enti locali alle risorse dell’Anac, a cui la mancata azione del governo impedisce “di investire risorse che l’Autorità ha già a disposizione”. Nel merito dei provvedimenti anticorruzione, infatti, Cantone ha rilevato un “parziale insuccesso” del whistleblowing, a tutela del quale la Camera ha approvato una legge a gennaio, che però deve ancora affrontare il passaggio in Senato. “Nel 2015 – osserva Cantone – le segnalazioni pervenute direttamente all’Anac (ben 200, ndr) sono aumentate anche se raramente si sono rivelate utili, perché provenienti in gran parte da soggetti che non avevano trovato soddisfazione con la denuncia all’autorità giudiziaria o all’interno della propria organizzazione”. In generale, però, da parte dei cittadini c’è un “risveglio”, mostrato dall’aumento delle segnalazioni di anomalie su appalti, passate da circa 1.200 del 2014 a quasi 3mila nel 2015. Tra le note dolenti, la lentezza della pubblica amministrazione ad adeguarsi agli obblighi previsti dalla legge anticorruzione del 2012, soprattutto su fronte della prevenzione di cricche e mazzette. I Piani triennali di prevenzione della corruzione, che ogni pubblica amministrazione deve predisporre, sono stati finora di qualità “modesta”. Si registrano, poi, buchi sul fronte della trasparenza: “permane a oggi una piccola parte di amministrazioni (il 16,5%) che non si è dotata, all’interno del proprio sito, della sezione ‘Amministrazione trasparente‘, il contenitore di tutte le informazioni da pubblicare”.