Bernardo Provenzano, boss di Cosa Nostra latitante per 43 anni, è morto oggi, mercoledì 13 luglio. Il leader della cupola mafiosa aveva 83 anni: era malato da tempo. Per decenni è stato il simbolo della criminalità organizzata siciliana: già nel 1963 era in cima alla lista dei ricercati.Ma grazie alla comunicazione con i “pizzini”, i bigliettini fatti recapitare agli affiliati attraverso persone di stretta fiducia, ha sempre eluso le ricerche.
Provenzano, soprannominato Zu Binnu (Zio Bernardo), è stato arrestato in una masseria di Corleone l’11 aprile 2006, dopo essere stato condannato in contumacia a tre ergastoli. E altri processi erano in corso al momento in cui fu catturato. La sua scalata criminale ha avuto un’accelerazione negli anni ’80, quando ha stretto il sodalizio con Totò Riina. Dal 1981, infatti, il vertice di Cosa Nostra diede vita a una strategia aggressiva con l’uccisione degli avversari. L’apice fu raggiunto tra il 1992 e 1993 con gli attentati mafiosi per intimidire lo Stato. per questo è stato condannato all’ergastolo anche per gli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Con l’arresto di Riina, tuttavia, il boss ha preferito scegliere un profilo più basso, evitando omicidi che attirassero l’attenzione dell’opinione pubblica. L’ultima fase della latitanza ha caratterizzato il cambio di veste di Cosa Nostra: più dedita a gestire gli affari, infiltrandosi nell’economia del Paese, che a compiere azioni clamorose.