Sondaggi come se piovesse. Sono troppe le partite in campo e Matteo Renzi proprio non ce la fa a star buono e a non avere tutto sotto controllo, affinché sappia con estrema precisione se il suo Governo piace o meno agli elettori, se ha il giusto appeal per aver la meglio sugli altri partiti. D’altronde, specie dopo i risultati delle amministrative col crollo del Pd e il boom a 5 Stelle a Torino e soprattutto a Roma, non è detto che il referendum costituzionale vada esattamente come il premier e la sua squadra di Governo si aspettano. E allora ecco che nasce l’esigenza di controllare l’opinione pubblica tramite il vecchio (e, diciamola tutta, non sempre azzeccato) sistema dei sondaggi. Ciò che stupisce, però, è che a pagare non è il Pd, ma direttamente Palazzo Chigi. Ergo: noi.
COPIA E INCOLLA – Ma non finisce qui. Perché andando a sbirciare nei bandi in corso, scopriamo che sono ben due le gare in corso. Due gare che hanno esattamente lo stesso oggetto. In entrambi i casi, infatti, parliamo della “Realizzazione di un servizio di monitoraggio dell’opinione pubblica sulle attività e sulle decisioni del Governo, da svolgersi con i sistemi di rilevazione CATI/CAWI, nonché con analisi testuale dei social network”. Insomma, un vero e proprio controllo a tappeto. L’unica cosa che cambia è il soggetto appaltante. Nel primo caso è direttamente l’ufficio del Segretario Generale (il dottor Paolo Aquilanti) di Palazzo Chigi e non è poca cosa considerando che è l’ufficio che coadiuva tutta l’attività della Presidenza del Consiglio. Nel secondo caso, invece, è il dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, un dipartimento che – manco a dirlo – è sotto l’egida di Palazzo Chigi (e non a caso il Sottosegretario cui è affidata la delega è il renzianissimo Luca Lotti). Ed ecco allora che nei prossimi mesi se ne andranno quasi 200mila euro: il bando del dipartimento è già stato affidato alla SWG per 107mila euro, mentre per il secondo (da 65mila euro) sono in corsa altri tre istituti di sondaggi, tra cui ancora la SWG. Vedremo se riuscirà a fare en-plein.
CONTROLLI A TAPPETO – Il legittimo sospetto, a questo punto, è che ci sia l’intenzione di arrivare a ottobre “preparati” sul gradimento del Governo. E il tutto, ovviamente, a spese nostre. Già, perché andando a leggere i capitolati dei due bandi, ci si rende conto di come si voglia monitorare l’opinione pubblica a 360 gradi. Dai documenti, infatti, emerge che le rilevazioni dovranno essere effettuate per 12 mesi (8 per quanto riguarda l’ufficio del Segretario Generale), ogni 7 giorni. Facendo un conto complessivo, 100 sondaggi tondi (28 + 72). Non solo. Ogni sondaggio dovrà essere composto da minimo 25 domande e ogni campione composto da un minimo di mille persone. Non proprio un gioco da ragazzi, dunque. Anche perché sappiamo bene quanto il nostro premier tenga pure ai social. E non è un caso che gli appalti prevedano anche un “monitoraggio sugli argomenti delle rilevazioni con analisi testuale per parola chiave su Facebook e Twitter”. Tutto sotto controllo. Solo così, per restare in tema 2.0, #matteostasereno.
Tw: @CarmineGazzanni