Siamo diventati il parco dei divertimenti di ogni genere di avventuriero della finanza. Ieri è bastato che il tycoon della telefonia francese Xavier Niel annunciasse il suo ingresso sul mercato italiano per far crollare in Borsa il maggior player nazionale, la Telecom. A costare salato agli azionisti non è stato però chissà quale spavento per le strategie industriali tutte da verificare del gruppo Iliad, controllato da Niel, ma una parallela mossa finanziaria, con il disinvestimento di un enorme pacchetto di titoli derivati Telecom in mano alla compagnia francese. L’ennesima prova che ormai la finanza detta legge indipendentemente dalla bontà dei progetti industriali. Il colosso transalpino ha infatti rilevato una serie di asset di Wind e di 3, gruppi che non hanno certo brillato per i risultati, tanto che ora si fondono. Due debolezze che sommandosi vorrebbero diventare una forza, ma che probabilmente finiranno per essere solo una debolezza maggiore, schiacciata da Telecom e Vodafone. Lo stesso scenario difficile per Iliad, che però ieri non ha impedito a Telecom di crollare in una Borsa dove troppo spesso le illusioni hanno la meglio sulla realtà.
L'Editoriale