Aveva promesso il lanciafiamme. Ma si è presentato con una pistola ad acqua. Il copyright della battuta è di Renato Brunetta, che spiega bene il senso dell’ultima direzione del Partito democratico. E c’è anche una beffa: Matteo Renzi non ha raggiunto una tregua con gli avversari interni. La sua relazione ha lasciato esterrefatti e scontenti i leader del Pd, da Pier Luigi Bersani a Gianni Cuperlo passando per Roberto Speranza, a cui non ha concesso nulla. Anzi, tanto per gradire, ha alzato i toni delle scontro con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Provocando la reazione del deputato Dario Ginefra, che ha parlato di una “ingenerosa analisi di Renzi e molto condizionata dalla sofferenza che ha rispetto alla personalità di Emiliano. Per lui costituisce un vero e proprio incubo”.
DELUSIONE – Bersani si aggirava, il giorno dopo la direzione, in Transatlantico accigliato. Non a caso un deputato – a lui molto vicino – ha commentato: “L’intervento del segretario è stato davvero deludente”. L’attesa per la direzione si è rivelata esagerata. Renzi, infatti, non ha mantenuto la promessa di un commissario su Napoli. “Alla prossima direzione farò una proposta per Napoli, è impossibile continuare a sfangarla. Proporrò una soluzione commissariale molto forte per ripartire da zero”, aveva affermato il giorno dopo il deludente risultato di Valeria Valente, esclusa dal ballottaggio per Palazzo San Giacomo. Tra l’altro la questione era delicata: Renzi avrebbe dovuto indicare un commissario comunale, una figura creata ex novo dato che non esiste un segretario comunale. Ma il tema è stato derubricato, così come il rinnovamento della segreteria. “Prima si parlava di un azzeramento, ora al massimo ci sarà qualche sostituzione”, spiegano fonti di Largo del Nazareno. Ma soprattutto l’organismo non avrà un grande rafforzamento. Infine, sulla tempistica delle (eventuali) nuove nomine, nemmeno i vertici del partito – interpellati da La Notizia – sanno dare informazioni .Ma per quale motivo Renzi si è rimangiato tutto? Il primo punto è quello della rottura con la corrente guidata da Speranza.
L’ex capogruppo alla Camera era interessato al dialogo, ribadendo la necessità di una gestione unitaria. Dopo qualche colloquio tra le parti, però, si è finiti in un vicolo cieco. Anche perché alcuni big della minoranza, come Vasco Errani, hanno risposto picche all’ipotesi di ingresso in segreteria. Inoltre è naufragato il progetto di portare a Largo del Nazareno quei giovani, radicati sul territorio, che avevano ottenuto molti voti alle ultime primarie per la scelta dei candidati-sindaco. E c’è anche un’altra motivazione. I “Giovani Turchi” di Matteo Orfini hanno lasciato trapelare il loro malumore rispetto al trattamento riservato dal segretario. Tanto che hanno chiesto un cambio di marcia sulle politiche sociali. Un messaggio chiaro: la lealtà, ma fino a un certo punto.
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