Le promesse a 5 stelle, per Roma, sin qui sono state brillanti. In alcune circostanze, forse, anche troppo brillanti. Da mesi il nuovo sindaco, Virginia Raggi, e il suo braccio destro, Daniele Frongia, dicono che a regime il Campidoglio può risparmiare fino a 1,2 miliardi di euro l’anno. Ma come arrivano i pentastellati a stimare questa cifra? Qui viene il bello, perché siamo in un mondo che più ipotetico non si può. La magna pars di questi sprechi, per dire, sarebbe rappresentata da 404 milioni di euro che ogni anno il Comune perde in termini di tasse non pagate dalle strutture del Vaticano e di elargizioni fatte a parrocchie e associazioni senza alcun controllo e soprattutto senza obblighi specifici. Ma anche la determinazione di questi 404 milioni è a dir poco ballerina.
IL PERCORSO
La cifra in questione compare per la prima volta negli atti della Commissione per la riforma della spesa capitolina, per due anni presieduta dallo stesso Frongia quando era consigliere comunale nei 5 Stelle. Il medesimo dato, poi, è finito dritto in “E io pago”, una sorta di libro-programmna che Frongia ha dato alle stampe qualche mese fa. Il fatto è che la progressione attraverso la quale si arriva a questa cifra non ha alcuna base certa. E come ammette lo stesso Frongia in più di un’occasione risponde a un criterio del tutto “spannometrico”. Prendiamo l’evasione fiscale delle strutture del Vaticano, che pure c’è ed è un fatto gravissimo. Sulla base di dati del Dipartimento risorse economiche del Campidoglio, Frongia scrive che a Roma ci sono 12mila immobili della Chiesa, per una base imponibile complessiva di circa 6 miliardi di euro. Se il Vaticano fosse un normale cittadino, prosegue il braccio destro della Raggi nel suo libro-programma. “dovrebbe pagare al Campidoglio ogni anno almeno 64,5 milioni di Imu e 4,9 milioni di Tasi”. In tutto, quindi, parliamo di 70 milioni l’anno. Poi però si ricorda che sono esentati gli immobili destinati esclusivamente all’esercizio del culto. Ma nessuno, scrive Frongia, in Campidoglio è in grado di dire chi meriti l’esenzione e chi no. Ora, non si discute la gravità di una situazione in cui molte strutture vaticane possono marciare indisturbate sull’ambiguo terreno delle esenzioni fiscali. Ma se il Comune non ha ancora armi per contrastare l’andazzo diventa aleatorio stimare prospettive di risparmio.
Da qui un epilogo che la dice lunga. “Attesa l’indeterminatezza delle condizioni di stima derivante sia dal quadro normativo sia dalla non certa conoscenza di tutti i soggetti interessati”, scrive Frongia, “ci si può fare solo il segno della croce e procedere a una valutazione del tutto spannometrica; e questo, sempre a spanne, ci porterebbe a prevedere uno sconto di almeno 47 milioni sui 70”. Rimarrebbero quindi 23 milioni l’anno da incassare, che però rimangono sulla carta. Tant’è che Frongia spiega come, sempre sulla base di risultanze del Dipartimento risorse economiche, per il triennio 2012-2014 sono mancati in cassa 40 milioni. Insomma, quanto si può recuperare dall’evasione delle strutture vaticane? A spanne, par di capire, 23 milioni l’anno. Ma come si arriva ai 404 di cui sopra?
GLI ALTRI NUMERI
In teoria ci si arriverebbe sommando tutta una serie di mini voci riassunte da Frongia. Ci sono i costi sostenuti dal Campidoglio per eventi e celebrazioni religiose (333mila euro nel 2012, 749mila nel 2013 e 179mila nel 2014), i costi degli straordinari per i vigili urbani durante manifestazioni religiose (210mila euro nel 2012, 709mila nel 2013, 1,06milioni nel 2014), i costi dei maxischermi che alcune società comunali sostengono per eventi “religiosi” (500mila euro nel 2013). Non che ciascuna di queste voci non sia più che discutibile, a volte palesemente scandalosa, ma non si capisce come messe tutte insieme possano anche lontanamente far arrivare a un recupero di 404 milioni l’anno. La vera sfida dei 5 Stelle resta passare dai pur sacrosanti slogan di opposizione a una plausibile azione di governo che fissi obiettivi praticabili. Una sfida che molti cittadini vorrebbero vedere vinta.