Il giorno più lungo per l’Inghilterra. E per l’Europa. Oggi la Gran Bretagna sceglie se rimanere nell’Unione europea oppure votare per la Brexit e uscire. “Leave” o “Remain”, queste le parole che si troveranno di fronte coloro che decideranno sul futuro della Gran Bretagna e dell’Europa. Non a caso ieri da Bruxelles il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha messo tutti guardia: “Chi è fuori, è fuori, nessun altro compromesso è possibile”. Mentre il populista Nigel Farage ha festeggiato lo “Independence Day”, il premier David Cameron e il leader laburista Jeremy Corbyn hanno invitato a votare per “Remain”.
URNE APERTE – Le urne sono aperte dalle 7 ora locale fino alle 23. Non ci saranno, ufficialmente, exit-poll anche se è probabile che nella prime ore della notte tra oggi e domani usciranno indicazioni e orientamenti. I primi risultati ufficiali sono previsti all’alba di venerdì e entro le 8 si potrà sapere se il Regno Unito resterà nell’Unione Europea o meno. Ad andare al voto, potenzialmente, saranno 46,5 milioni, tutti chiamati a rispondere “Leave” o “Remain” al referendum sull’Ue. Dentro o fuori, niente ulteriori trattative.
CAMPAGNA AL VELENO – Ovviamente le ultime ore della campagna elettorale non poteva che essere al veleno. Ognuno ha sparato le sue ultime cartucce, dal premier David Cameron, “campione” di Remain, all’ex sindaco di Londra Boris Johnson, l’uomo bandiera dei “Leave” sui media. Cameron, colui che a questo referendum ha aperto le porte per calcoli di politica interna, ha rivolto i suoi appelli finali in una raffica di interviste sui giornali, ma anche fra la gente nel suo collegio elettorale nell’Oxfordshire e fra i giovani di una scuola. Corbyn, leader radicale dei Labour, per il “Remain”, lontano politicamente mille miglia da Cameron, si è fatto però sentire ieri. Per dire no alla Brexit a modo suo: “Votiamo Remain per difendere i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori”, ha detto, per poi “cambiare l’Europa da dentro”. Il tentativo delle ultime ore dei filo-Ue è stato quello di inchiodare i rivali di Leave – concentrati nelle ultime settimane a cavalcare un dossier ad alto tasso di populismo come quello del contenimento dell’immigrazione – alla piattaforma “estremista” di Nigel Farage. I conservatori euroscettici guidati da Johnson e dal ministro della Giustizia Michael Gove, invece, hanno provato al contrario a prendere le distanze dallo scomodo compagno di viaggio e, almeno negli ultimi giorni, ad abbassare un po’ i toni: specialmente dopo l’uccisione di Jo Cox.